Sentiamo sovente un termine preciso quando di parla di uno scrittore. Costui, oppure costei, hanno un mondo, appunto il mondo dello scrittore. Un’interessante e vaga idea che genera perplessità in chi tenta di scribacchiare. Ma a mio parere non è necessario soffermarsi troppo su questo aspetto.
Facciamo un esempio scemo: Leonardo non sapeva di vivere nel Rinascimento. Nemmeno Michelangelo. Dipingevano, scolpivano, studiavano e non si preoccupavano affatto del periodo storico nel quale agivano.
Idem per chi scrive: non ha idea di star creando un mondo, e di certo è un mondo a lui sconosciuto. Se lo conoscesse infatti non ne scriverebbe affatto: perché sprecare tempo ed energie per qualcosa che non sorprende? Per quale ragione imbarcarsi in un’avventura che non ci svelerà niente di nuovo o inedito su di noi, o sul mondo?
Eccoci forse al centro della questione. Molti immaginano un autore come una persona che “sa”, e infatti gli chiedono di tutto e di più. Sulla politica, sull’economia, sulla religione eccetera eccetera. Lui, che mentre scriveva è stato qualche anno immerso nella vita (non fuori dal mondo come si crede, bensì dentro: è il lettore che vive sulle nuvole), ci si tuffa perché tormentato da dubbi, stritolato da incertezze sul proprio valore, abbocca.
Non so se si nota con sufficiente nitidezza questo aspetto: le opinioni di un autore su argomenti che esulano dalla narrativa sono, nella maggior parte dei casi, insignificanti. In altri casi addirittura erronee o ridicole. Purtroppo attorno a lui spesso si crea l’immancabile cerchia di tifosi che battono le mani a qualunque cosa dica, e questo lo spinge a ritenere (in maniera del tutto erronea) di poter proseguire con le sue riflessioni. Sarebbe meglio che provasse semplicemente a scrivere, perché lì è nel suo elemento, e la probabilità di sbagliare è ridotta.
Torniamo all’argomento di questo post.
Il mondo di chi scrive, se costui ha talento, si svela passo dopo passo, opera dopo opera. Ma forse dovrei dire parola dopo parola, perché nessuna di esse è tanto piccola da non meritare un’occhiata, una riflessione. Persino le virgole, i punti hanno un ruolo ben preciso nella costruzione di questo mondo, e sono visti non come semplici segni. Ma come compagni necessari, utili strumenti per edificare quel mondo nella maniera più solida possibile.
Non è detto che questo mondo debba essere coerente, anche se forse sarebbe meglio. Deve essere di valore, e deve dare del tu all’arte, questo sì.