" Perchè quel giorno di settembre 1939 segna un punto d'arrivo per l'epoca che ha formato noi sessantenni.Ma se,con la nostra testimoinianza,riusciremo a trasmettere alle generazioni future anche solo un frammento di verità su quel mondo ormai in polvere,allora non avremo operato del tutto invano. "
E' stato un viaggio.Come quelli che amava fare il viennese Zweig,negli anni più belli della sua esistenza,per piacere,apprendimento e libertà interiore.Così è stato anche per me.Un viaggio a ritroso,nel tempo,negli eventi,nei personaggi; di un mondo lontano da noi.Eppure basta solamente voltare un poco la testa e le spalle,per scoprire quanto quel mondo sia così vicino;per i suoi strascichi che ci portiamo,di angosce,paure,insicurezze e instabilità politiche,sociali,economiche.
E' il nostro mondo,anche di oggi.
1941. Stefan Zweig ( 1881-1942 ),uno degli scrittori più conosciuti e letti del suo tempo,si trasferì insieme alla seconda moglie Charlotte Altamann a Petrópolis,in Brasile,per sfuggire alla furia nazista,viste le sue origine ebree.In quel rifugio da esule,comporrà i suoi più grandi capolavori letterari,il racconto breve " La Novella degli Scacchi " e l'autobiografia " Il Mondo di Ieri.Ricordi di un Europeo ".
Quest'ultimo fu pubblicato postumo nel 1944,a Stoccolma.
Nel 1942,Zweig si suicidò assieme alla moglie.Forse aveva vissuto troppo a lungo per essere testimone di ulteriori orrori,o forse,per la libertà che non avrebbe più rivisto.
" Il Mondo di Ieri.Ricordi di un Europeo " non vanta di essere propriamente una autobiografia e nemmeno un'opera memorialistica,ma un resoconto preciso e dettagliato di fatti storici che vanno dagli ultimi anni della monarchia asburgica allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Zweig analizza quel che fu " La Belle Epoque " viennese ,una " età dell'oro della sicurezza ",dove popolazioni diverse come slavi,italiani,croati,ungheresi,ebrei,vivevano in completa unione,dove tutti potevano aspirare ad un benessere comune;una Vienna non più centro del potere ma della cultura,che si respirava nei cafè,nei teatri,circoli,salotti e si manifestava nelle eccellenze della letteratura,dell'arte e soprattutto della musica,un motore perfetto a cui la Germania guardava con occhi invidiosi.
Una sicurezza ostentata e orgolgiosa che si macchiò di una pesante colpevolezza : la presunzione ottusa ed egoista che il suo corso non sarebbe mai cambiato.
Oltre a soffermarsi sulla nascita e lo sviluppo della Grande Guerra,ci chiarisce la differenza tra il primo conflitto,accolto con entusiasmo e fervore,e il secondo,appreso con disperazione e paura.
Per Zweig il mondo del 1939 " non possedeva più la stessa ingenua,puerile credulità di quello del 1914 ",nel 1914 ci si fidava ancora delle autorità,che mai un imperatore o governo avrebbe chiamato alle armi un popolo se non ce ne fosse stata l'assoluta necessità.Il mondo del 1939 aveva perso quest'illusione.
Con la fine della Prima Guerra Mondiale e l'inizio di un periodo di risveglio ( quello degli anni '20 e '30 ) sociale,culturale e sessuale,ove anche le donne potevano spogliarsi di tutti quei corsetti,lacci,sottane e rigidità che nel secolo scorso,la vedevano come una bambolina,si passa ai primordi del secondo conflitto mondiale.
Ed è la parte più consistente e significativa del libro,perchè attuale allo scrittore,e si palesa tutta l'ansia,la precarietà,l'insofferenza dello stesso.
Dalla creazione dei primi gruppi nazionalsocialisti,la scalata al potere di Hitler,descritto obiettivamente,con la sua personalità carismatica e cinica,gretta e violenta,promotore di promesse su promesse,e via via ogni libertà,diritto negato,il " rogo dei libri ",le leggi razziali,i campi ci concentramento,i soprusi,l'indifferenza del mondo :
In questo grande capolavoro emerge la carriera lavorativa di Zweig,instancabile romanziere,novelliere,
biografo,di grande fama e successo,come lo stesso ribadisce,prima che i suoi libri fossero bruciati,prima che il suo nome fosse cancellato dalla storia.
Il suo indagare e raccontare dei vinti,dei " non eroi ",il suo ruolo di umanista e pacifista.
Gli incontri con gli altri artisti coevi, Hugo Hofmannsthal ( 1874-1929 ), Rainer Maria Rilke ( 1875-1926 ),
James Joyce ( 1882-1941 ), Richard Strauss ( 1864-1949 ), Sigmund Freud ( 1856-1939 )di cui ricorda : " e quando noi,gli amici,affidammo la sua bara alla terra,sapevamo di averle consegnato con essa il meglio della nostra patria. "
Artisti che diventarono esempio,con le loro opere e passioni,di fratellanza e convivenze di culture diverse,in un' Europa cara allo scrittore.Una Europa " patria spirituale,tempio e culla della nostra civiltà occidentale. "
Per questo " Ricordi di un Europeo ",per quei valori di libertà,pace e indipendenza intellettuale in cui Stefan Zweig credeva.
" Il Mondo di Ieri " è un monito di grandissima intensità e rilevanza storica,per noi,per le future generazioni,
per i politicanti e guerrafondai,affinchè tutto questo non debba più accadere,per preservare l'umanità intera e
non rendere vano il sacrificio di milioni di persone.
E lasciatemelo dire : vale più di mille testi scolastici.
" [...] con l'animo sconvolto e straziato,perfino da quaggiù continuo ad alzare lo sguardo verso le costellazioni che splendevano nel cielo della mia infanzia,e mi consolo con la fede innata che questa ricaduta,un giorno,sembrerà soltanto un intervallo nel ritmo eterno dell'eterno progredire. "
Questo post lo dedico a mio nonno,scomparso lo scorso anno.Quest'anno avrebbe compiuto 105 anni.E lui,seppur nel suo piccolo paese abruzzese, il mondo di ieri,lo aveva vissuto.
" Il Mondo di Ieri.Ricordi di un Europeo ", S.Zweig, Newton Compton