Il mondo di Rupak

Da Unaltrosguardo @maurovillone

Viaggi consapevoli e lotta contro la prostituzione infantile

Testo: Mauro Villone. Fotografie: Lidia Urani

Al fondo link ai video di Rupak su youtube

Crazy Wanderers

Le vie dei viaggiatori sono davvero infinite. Per una serie inspiegabile e sorprendente di combinazioni, che racconterò in altra occasione, durante un viaggio in India qualche mese fa, abbiamo conosciuto Philippe, un simpatico francese che in tre anni si è girato tre continenti in bicicletta. Eravamo a Varanasi e diretti a Calcutta. Philippe ci parlò di un Bed&Breakfast, che gli sembrava essere di charme e molto interessante, visto su Tripadvisor: il “Crazy Wanderers”. Abbiamo telefonato e prenotato per poi raggiungere Calcutta e il B&B qualche giorno dopo. Crazy Wanderers si trova in un’area decentrata della metropoli, fuori da circuiti turistici e dalle zone piene di alberghi. È una casa privata. Il suo proprietario, Rupak Chatterjie ci ha accolti calorosamente e ci ha condotti al 3° piano, sul tetto o attico chiamiamolo come vogliamo, anche se si tratta di un luogo che sfugge a qualsiasi definizione di poche parole. Rupak ci spiegò che precedentemente aveva anche le camere interne ai piani inferiori, che poi aveva affittato a una famiglia, per limitarsi a ospitare i viaggiatori sul tetto. Qui si trovano due bagni che lui chiama alla turca e all’inglese, ambedue dotati anche di doccia. Antistante i bagni c’è un pezzo di terrazzino ricoperto da vecchi divani, sedie e poltrone e da una quantità innumerevole di altri oggetti di cui molti sfuggono a un’interpretazione razionale. Le pareti intorno sono piene di graffiti opera di artisti che nel tempo sono passati da qua. Le “camere” sono costituite da un capanno in bambù, da un capanno in lamiera e da due tende canadesi. Lo spazio totale dell’attico sarà di non più di 60 metri quadrati, inclusi i bagni, il “salotto” e un angolo dove si intuisce che si può cucinare qualcosa. Gli oggetti assurdi non sono solo nel “salotto” ma si possono incontrare anche in altri anfratti del luogo il quale, nonostante sia tout-court un casino bestiale, anzi forse proprio per questo, è estremamente affascinante. Ma lo charme della sistemazione non è dovuta solo a questo e bastano un paio d’ore per rendersi conto da cosa deriva. In primo luogo l’accoglienza, sia di Rupak che degli altri viaggiatori, gente che non si era mai vista prima e che si incontra lì per la prima volta. Si tratta di globe-trotter, fotoreporter, artisti, giornalisti. Di colpo ti ritrovi in una specie di “comune-cooperativa” tra sconosciuti. Nei momenti in cui ci si incontra tutti, per lo più nelle prime ore del mattino e in tarda serata, le relazioni sono molto amichevoli, all’insegna dell’aiuto reciproco in totale armonia e caratterizzate da un dialogo profondo su infiniti argomenti. Nascono molte amicizie e anche collaborazioni che durano nel tempo.

Rupak

Ma quello che “fa” il posto e che attira il tipo di persone che vanno a costituire come una grande famiglia di sconosciuti è proprio la verve di Rupak e le sue idee in campo sociale. Rupak proviene da una famiglia benestante e suo padre era un alto dirigente in un importante gruppo bancario. Naturalmente lui ha studiato economia e finanza e ha lavorato per un po’ di tempo nel settore, ma con motivazione continuamente decrescente. È quando ha scoperto cosa succedeva ai bambini delle misere aree rurali che la sua vita è cambiata radicalmente. In India è facilissimo “acquistare” bambini che famiglie poverissime vendono per poche decine di dollari. Ed è esattamente ciò che fanno organizzazioni feroci e senza scrupoli che hanno avviato ormai da decenni un traffico che ha permesso di creare in diverse metropoli indiane dei bordelli per pedofili con centinaia e centinaia di bambini dai 5 ai 16 anni. Li tengono a dormire come animali, nutriti con un pugno di riso, in grandi capannoni dove sono stipati a decine. In camere apposite vengono dati in pasto a stupratori sia indiani che provenienti da ogni parte del mondo. Quando hanno sedici anni hanno perso la ragione nel 90% dei casi e vengono ributtati per la strada a rimpinguare le già folte fila degli abitanti senza fissa dimora. Il 10% rimanente ha davanti a se due strade. Continuare a prostituirsi autonomamente oppure entrare nell’organizzazione come coordinatori, procacciatori di nuovi bambini o di clienti. Altri numeri? Secondo un’indagine governativa il 53% dei bambini indiani ha subito abusi. Un bambino su 5 e una bambina su quattro. Il bordello di Calcutta ne ospita 11.000. Sono oltre 10 le grandi metropoli che vantano luoghi del genere.

Rupak con Jeje, amica fotoreporter coreana

Tale orrore avviene tutto alla luce del sole e sia i media che il governo sono del tutto al corrente di quanto accade, ma nessuno fa nulla, tranne i tipi come Rupak. Così anni fa ha deciso di combattere contro questo schifo e ha cominciato con l’adottare due bambine prostitute che, essendo della infima casta degli intoccabili, gli hanno procurato il ripudio da parte della famiglia. E ha perso il posto. E sì, l’India non è certo solo quella dello Yoga e dei guru. È rimasto così senza soldi e senza lavoro e ha salvato sia se stesso che le bambine inventandosi il bed&breakfast Crazy Wanderers. Rupak ci ha raccontato che durante il periodo nel quale lavorava nel settore finanziario sentiva sempre più profondamente la mancanza di senso della sua vita. “Quando ho visto cosa succedeva a migliaia di bambini indiani ho capito cosa volevo fare della mia vita – dice – voglio combattere contro questo orrore”. L’idea è quella di raccogliere denaro lavorando e cercando fondi per ricomprare i bambini e accoglierli in un centro dove ridare loro dignità, educazione, cura e amore e, successivamente, possibilità di occupazione. Se non fosse che conosco bene cosa siano le emozioni che possono scatenare i bambini in difficoltà direi, come qualsiasi malmostoso perdente incazzato con il mondo, che si tratta di un’utopia. Conosco bene anche il significato del concetto di utopia, coniato da Tommaso Moro con intenti positivi e utilizzato da sempre in maniera distorta con intenti opposti. Quindi con Rupak, tra utopisti, ci siamo intesi molto bene, al punto di ipotizzare eventuali collaborazioni future. Il fatto è che il mondo che si indigna tanto per un po’ di crisi e di disoccupazione sembra non fare una piega nei confronti di decine di milioni di persone alla fame e costrette a prostituirsi o a vendere i propri organi per sopravvivere. In India oltretutto l’utilizzo di bambini e persone in genere a fini sessuali o di schiavitù è addirittura accettata come normale quando schiavi e prostitute provengono dalle caste più infime. Questo accade poiché la tradizione “insegna” che il loro karma è quello di servire e dare piacere agli essere umani di livello superiore. Esistono stupidità e oscurantismo occidentali, ma anche di matrice orientale.

Una camera del Crazy Wanderers

In questo momento Rupak si trova in Russia e presto approderà in Europa, nella fattispecie in Francia. Sta avviando collaborazioni con amici, aprendo centri culturali e tenendo workshop per diffondere il suo progetto e ottenere sostegno da più gente possibile. Speriamo di accoglierlo anche noi in Italia. L’idea è quella di aprire far aprire gli occhi agli occidentali, soprattutto i media per iniziare a tentare di mettere all’indice i pedofili europei. E scoraggiare le agenzie viaggi che li mandano in oriente e altri paesi come il Brasile. Si tratta di un business enorme. Lo sanno tutti lo so, ma nessuno fa niente. Quello che ci interessa del mondo di Rupak, oltre ad aver trovato un compagno nella lotta agli abusi sui bambini e una quantità pressoché senza limiti di amici viaggiatori sensibili, è diffondere l’idea che condividiamo con lui che non solo sia possibile, alla faccia dei pessimisti, combattere per cambiare le situazioni, ma che questa stessa lotta sia profondamente benefica e motivante per le nostre vite individuali. Tanto per prevenire eventuali obiezioni relative a banalità quali gocce negli oceani e cose simili spiego brevemente il concetto di cura. Prendersi cura di se stessi e di altri è un’attività sana così come prendersi cura di semi e piante. Un seme, per quanto minuscolo, può dare luogo, con le cure e il tempo, a intere piantagioni, prati e foreste. Il mondo di Rupak, non così dissimile dal mio è fatto di idee, emozioni, azioni, pensieri e parole. In altri termini di consapevolezza di essere energia. Tale consapevolezza può condurre in breve tempo a un profondo senso di missione che rende le nostre vite non solo degne di essere vissute, ma meravigliose poiché, in ultima analisi, divertenti.

Camping on the rooftop

Forza Rupak che non siamo soli. Il nuovo paradigma fatto di Amore e Relazioni non avrà spazio per pessimisti, incazzati, pedofili, schiavi e padroni. La nuova terra, molto prima di quanto non si creda, sarà la casa dell’uomo come era sempre stato fin dall’inizio. E non ci sarà bambino, uomo, donna, giovane o vecchio che non avrà occasione di manifestare la propria illuminazione. E il buio nel quale ora stiamo combattendo sarà solo un lontano ricordo.

Rupak e Jeje in salotto

VIDEO

http://www.youtube.com/watch?v=1OBQtTjNhgk

http://www.youtube.com/watch?v=YGacjNeNtYo



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