Grazie a questa mostra, ci viene presentato ciò che era noto ai contemporanei di Shakespeare, sia a Londra che a Stratford, in quanto a questioni sociali, religiose e politiche. Il visitatore è accolto con una vivace immagine di Londra e dei suoi teatri, delle risse e dei giochi, dei mercati e delle vie fluviali. E’ in questa sezione che si trovano oggetti interessanti, tra cui la forchetta rinvenuta di recente, negli scavi del Rose theatre. Ma questo è solo il preludio della mostra. In quello che segue, i curatori mostrano come Shakespeare abbia usato quello che aveva osservato e appreso in campagna, a corte, o nelle strade di Londra, per evocare i mondi immaginati nelle commedie. Il palcoscenico diviene dunque un luogo altro, in cui il pubblico inglese può esplorare luoghi lontani, al di fuori della propria esperienza, e dove storie ambientate a Venezia o l’antico Egitto riflettono le ansie e i dilemmi di una nazione. Si va dal medioevo dei primi drammi scecspiriani, alla vita quotidiana raccontata nelle commedie, tra giardini, scienza e superstizioni, con grande caratterizzazione dei personaggi, per poi passare alle grandi tragedie, ambientate nell’antica Roma, in Egitto e nelle terre dei Celti. Agli oggetti provenienti da collezioni britanniche e internazionali, si affiancano brevi filmati, in cui gli attori della Royal Shakespeare Company recitano brevi brani, in modo da riportare in vita le opere in mostra. Simbolicamente, il percorso espositivo si apre e si chiude con un volume delle opere di Shakespeare. Il primo è il celebre volume delle opere del Bardo, prima edizione completa, pubblicato nel 1623. L’altro, una raccolta economica stampata negli anni ’70. Aperto alle pagine del Giulio Cesare, si nota come Nelson Mandela, durante i duri anni di prigione, sottolineasse il passaggio che recita: “I vigliacchi muoiono molte volte prima della loro morte. L’uomo coraggioso sperimenta la morte una volta sola.”
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