la porpora, una colorazione indelebile ottenuta con la lavorazione dei murici, molluschi gasteropodi molto diffusi nel Mediterraneo.Il pigmento si estrae da una ghiandola di questo mollusco marino. E’ un liquido vischioso di colore violaceo, ma poteva avere diverse sfumature di colore, in base alla preparazione. Il più ricercato era il rosso porpora, simile al colore del sangue e del fuoco. Per riuscire a tingere anche una sola veste occorrevano migliaia di esemplari. Essendo un colore molto resistente ai lavaggi, era prezioso e solo in pochi potevano esibirlo in pubblico. Per lungo tempo fu riservato all'uso sacerdotale e regale, ma in seguito fu utilizzata anche dagli aristocratici romani per abbellire le vesti. La lavorazione della porpora contribuì al benessere delle città di Tiro e Sidone, e di numerose città greche, italiche, iberiche e nordafricane. I più intraprendenti personaggi delle città dell’epoca viaggiavano, commerciavano, portavano nuove tecnologie e in breve tempo s’integravano ad altre genti costiere. Crearono un “rinascimento” dopo il crollo dei grandi imperi dell’età del Bronzo, avvenuto intorno al 1200 a.C. Nacque una koinè mediterranea, caratterizzata da territorio costiero, cultura, religione, lingua e scrittura omogenei e che va dal Libano sino all’Atlantico, dalla Lixus marocchina sino agli insediamenti portoghesi, passando dall’Andalusia e Cadice, e che cronologicamente va dal Tardo Bronzo sino alla piena età romana imperiale. In Occidente l’ambito cronologico inizia intorno al 1000 a.C. per arrivare al 238 a.C. il periodo della conquista romana. I fenici portano la loro cultura e la loro religione nei territori occidentali, ma dal V a.C. Cartagine, l’importante città nord-africana fondata dai Tiri, acquisisce un ruolo di supremazia per cultura, tradizione politica e potenza militare. Con le armi s’impone in Sicilia e nell’area spagnola, mentre con i sardi stabilisce un compromesso commerciale e limita la sua influenza al controllo di alcuni porti. A Cartagine questa civiltà mediterranea finisce con la distruzione della città, per opera dei romani, nella terza guerra punica del 146 a.C. Gli studiosi, tradizionalmente, inquadrano la Fenicia geografica nei territori costieri del Vicino Oriente, approssimativamente nell’attuale Libano, lungo una stretta fascia costiera chiusa da due catene montuose (del Libano e dell’Anti-Libano) separate dalla valle della Beka’a. Questa regione è ben protetta a est dalle montagne, con una naturale predisposizione verso il mare. La zona coltivabile è limitata perché a sud c’è Israele e a nord abbiamo una serie di stati Siriani che, col passare dei secoli, modificarono la loro struttura sociale e politica e stipularono accordi con i territori confinanti. Il termine “cananei” si usa per l’area costiera Siro-Palestinese e per una serie di città di quel periodo, da Arado (oggi Ruad) ad Hazor, da Monte Carmelo fino ai confini con la Siria. I fenici, fin dall’età del Bronzo, non furono mai uniti in un popolo, in una nazione con una capitale o con un capo, e mai ebbero un’unità etnica o culturale. Si nota una supremazia temporale di alcune città su altre, una situazione disomogenea, che nasce proprio dalla mancanza di un’unità territoriale. Prendevano il nome della città di provenienza: Tiri, Gibliti di Biblos, Sidoni, a differenza di ciò che avveniva in Israele, in Egitto e in altre zone. Prima dell’invasione dei popoli del mare, avvenuta a più riprese intorno al 1200 a.C., l’assetto dell’area vicino-orientale presentava delle omogeneità culturali e politiche ben definite. L’organizzazione si basava su un sistema di città Stato indipendenti tra loro, governate da re e perennemente in guerra fra loro. I territori fra le città stato erano occupati da popolazioni nomadi o semi-nomadi, senza confini definiti. Con l’arrivo dei popoli del mare quest’organizzazione si sfalda e crolla tutto il sistema palaziale. Alcune di queste etnie, durante il Ferro, raggiungono le coste del Mediterraneo occidentale per commerciare. S’integrano con le popolazioni indigene, introducono tecnologie innovative, un diverso sistema urbano e lo sfruttamento intensivo delle risorse.
Nell'immagine, una serie di anfore di età fenicia