Il mondo fino in fondo
Creato il 01 maggio 2014 da Veripaccheri
Il mondo fino in fondo
di Alessandro Lunardelli
con Filippo Scicchitano, Luca Marinelli, Barbora Bobulova, Camilla Filippi, Alfredo Castro
Italia, 2013
genere, drammatico
durata, 95'
Apertura del festival di Roma nel segno del cinema italiano anche nella
sezione Alice nella città, rassegna di pellicole dedicata ai
giovanissimi che, seppur agganciata per ragioni di opportunità alla kermesse capitolina
rappresenta uno spazio autonomo e autorganizzato. Una resposabilità
affidata ad Alessandro Lunardelli e al suo "Il mondo fino in fondo",
opera prima incentrata sul complicato rapporto tra due fratelli che
vivono in un paese del nord Italia. Abbandonati dalla madre in tenera
età, Loris (Luca Marinelli) e Davide (Filippo Scicchitano) sono
cresciuti nella convizione di dover supplire a quella mancanza
stringendo un patto di mutuo soccorso che li porta ad occuparsi
dell'altro in maniera viscerale. E' per questo che quando Davide decide
di non tornare a casa per liberarsi dall'ipocrisia di un'omosessualità
mai dichiarata, Loris decide di riportarlo alla ragione inseguendolo per
le strade del Cile dove il ragazzo si è unito ad un gruppo di giovani
attivisti che si batte per cause ecologiste.
Seppur italianissimo "Il mondo fino in fondo" si colora di un appeal
internazionale non solo per una location che dopo un inizio girato in
Piemonte si sposta a Santiago del Cile, per giungere fino in Patagonia
dove la storia di conclude, ma anche per la presenza, in un ruolo
piccolo ma significativo, di Alfredo Castro, attore feticcio di Pablo
Larrain. Caratteristiche che il film sfrutta per imbastire una vicenda
che pur rispecchiando le individualità e le vicissitudini dei due
protagonisti si apre ad un respiro più ampio attraverso la proposta di
temi dal richiamo universale. Contrapponendo gli orizzonti angusti e
provinciali dello strapaese italiano, non a caso dominato da primi piani
e riprese strettissime che danno il senso di un'esistenza senza via di
scampo, all'immensità del paesaggio sudamericano omaggiato con
panoramiche che cercano di equiparare il sublime naturale di quegli
scorci alla quotidianità libera e selvaggia che accomuna nella seconda
parte l'intraprendente gioventù, Lunardelli riesce a tratteggiare con
efficacia le atmosfere che attraversano il racconto. Quello che invece
non funziona è la componente drammaturgica, tirata da una parte
all'altra dalla necessità di tenere testa alla quantità di spunti messi
in campo che riguardano innanzittutto l'omosessualità di Davide, intesa
come momento di crescita e d'affermazione, che però funziona più come
espediente per mettere in moto l'intreccio, che come approfondimento di
quella condizione. Si spazia all'interno di valori assoluti come
l'amore, l'amicizia e la fratellanza, senza dimenticare gli spettri
della Storia, e in particolare di quelli riguardanti la dittatura di
Pinochet, tirata in ballo neanche a farlo apposta dal personaggio di
Alfredo Castro impegnato in un gioco di specchi che ripropone con le
dovute variazioni l'immaginario delle interpretazioni che lo hanno fatto
diventare un attore di culto. Ma è un fuoco di paglia, poiché tutto
sembra accadere senza una reale motivazione, a partire dalle dinamiche
umane costruite su contrapposizioni che si formano e si sciolgono alla
velocità della luce e nell'invadenza della commento musicale.
Alla fine quello che rimane sono gli scenari da National Geographic, e la volenterosa performance degli attori. Si poteva fare di più. Al termine della proiezione il pubblico ha comunque applaudito il regista e i suoi attori.
(pubblicato su ondacinema.it)
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