La scuola comincia proprio in questi giorni e i bambini delle materne già dal loro primo giorno hanno imparato una lezione che segnerà per sempre il loro immaginario e sarà difficile da sradicare. Hanno imparato, senza bisogno di un maestro a indottrinarli, che nel mondo che li circonda, quello della scuola e degli altri bambini, corre una linea di divisione netta: di qua il celeste, di là il rosa. Grembiulini a quadretti bianchi e celesti per lui, bianchi e rosa per lei. Maschi e femmine. Due mondi. Anche i bambini cresciuti in ambienti familiari molto attenti a non distinguere i giochi per femminucce da quelli per maschietti, in cui i bimbi giocano volentieri (perché ci giocano molto volentieri!) con bambole e passeggini e le bimbe con costruzioni e macchinine, in cui mamma e papà sono pressocché intercambiabili nella gestione familiare, devono fare i conti con quella distinzione netta, senza appello e senza scelta: “Vorrei un grembiulino per la scuola materna”, “Maschio o femmina?”. Il primo piccolo passo nel mondo degli adulti.
Da questo momento in poi sarà molto difficile spiegare a un bambino che la gamma di colori che va dal rosa al viola non è necessariamente “roba da femmine” e a una bambina che può tranquillamente andare in giro con un zainetto blu perché non è per forza da maschietti. In questo contesto, crescere i figli immuni dal virus del sessismo non è facile. Ma come è possibile che nel 2012 la scuola non riesce ancora a fare i conti la complessa e variopinta identità dei bambini? Che sono, è vero, maschi e femmine, ma sono anche tante altre cose e impostare la loro convivenza a scuola fissando in maniera inequivocabile e costantemente sotto gli occhi chi sta di qua e chi di là, chi è “come me” e chi è “diverso da me”, non mi pare un'ottima premessa per una crescita equilibrata e improntata all'inclusione e al rispetto.
Perché, se è vero che le dinamiche di gruppo sono ineliminabili in ogni contesto sociale, creare a priori delle “squadre”, quella rosa e quella celeste, non facilita certo lo scambio, l'inclusione e il rispetto fra i due generi. Perché – per esempio – non decidere i colori dei grembiuli (se proprio li vogliamo tenere 'sti grembiuli!) in base all'appartenza della classe? La classe gialla, la classe rossa, la classe verde e magari anche la classe celeste e la classe rosa. Sarebbe pure un grande vantaggio per gli insegnanti per riconoscere a colpo d'occhio i propri alunni.
Se cominciamo così, fin dai 3 anni, non possiamo poi sorprenderci tanto se un bullo adolescente non trova offesa migliore per un compagno che lui giudica un po' “diverso” che dargli del “femminuccia”: se abbiamo creato un mondo dove c'è solo il bianco e il nero, sarà difficile per questi ragazzi accogliere e rispettare le infinite sfumature di grigio.
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