Sinossi Cal è un uomo comune, che vive la sua vita accudendo al padre e ai piccioni che alleva nella voliera in giardino. Un giorno, inseguendo un piccione fuggito dalla gabbia, si ritrova casualmente in contatto con un vecchio tappeto e lì, fra visioni oniriche e immagini al limite dell'irreale, fa la conoscenza della Fuga. Un luogo da sogno in cui tutto, compresa la magia, diviene reale e tangibile. Da quel momento tutto per lui cambierà. Si ritroverà a fuggire, lottare, scontrarsi con forze inimmaginabili, facendo di tutto per proteggere il tappeto e quello che custodisce al suo interno. Un viaggio che lo trascinerà fino a mettere a nudo i suoi desideri, le sue paure e a costringerlo a comprende che l'universo non è sempre quello che crediamo.
I personaggi credo siano il punto di forza di questo libro, presentandosi solidi e strutturati con maestria fin dalle prime apparizioni. Cal, Suzanna, Hobart, Immacolata, per non parlare di Shadwell, il crudele imbonitore in grado di realizzare i sogni della gente e renderli reali, sono tutti pezzi di un grande disegno che si dipana lentamente, da principio,m per poi scivolare lungo una scia di eventi solo all'apparenza incontrollabili, fino a culminare con uno dei finali più intriganti e profondi che abbia mai letto. Siamo di fronte ad un capolavoro, che non risente dei quasi vent'anni che ha sulle spalle, forte di una narrazione scorrevole e mai ostica e di un plot narrativo che non stanca e non appare mai scontato.
La magia, punto focale di tutto il contesto, è raffigurata come qualcosa di trascendentale, di effimero ma al tempo stesso letale e distruttivo. Così come l'incantesimo che rende possibile racchiudere il mondo dentro un semplice tappeto, la Tessitura, un violento vortice metafisico che mescola ricordi ai fatti reali, pennellandone le sfumature fino a trasformarle in oggettive e materiali. Come ho detto, Barker è (o era, dipende da come la si vuole vedere) in grado di generare mondi incantati ma con tinte talmente fosche da somigliare a scenari disgustosi e violenti, e anche stavolta è riuscito nell'intento. Anzi, se possibile, in questo libro credo abbia dato il meglio di se, ricordando in alcuni passaggi l'altro suo successo, Cabal, di cui è debitore di parecchi particolari, come il vago senso di razzismo e diversità che si respira qui. Un capolavoro, senza mezzi termini, che abbatte tutto quello che pensavo di sapere del buon Clive e getta solide basi per tutto quello che leggerò d'ora in poi. E, se non avete ancora capito, correte a leggerlo, se non lo avete già fatto. Sarà un grande viaggio.