Il mondo in una tazza – Torino. Il culto della fragilità e della bellezza.

Da Chiara Lorenzetti

La porcellana è un tipo di impasto ceramico composto da caolino e feldspati che cuoce a temperature tra i 1300° e i 1400°. La differente miscelazione dona alla porcellana la caratteristica unica di leggerezza, trasparenza, compattezza che è al contempo anche sinonimo di fragilità.
Nasce in Cina durante la dinastia Tang ( 628-907) e si perfeziona negli anni. In Europa i primi tentativi di imitazione della porcellana vengono fatti a Firenze durante il regno di Federico I de Medici (1575), con un impasto detto  Porcellana Medicea.  Era una porcellana a pasta tenera, grezza, ricca di inclusi, molto spessa e piena di bolle e filature.
E’ del 1707 la scoperta dell’aggiunta del caolino come elemento base per la porcellana e tale scoperta viene fatta in Germania, ad opera di Johann Friedrich Böttger. La prima manifattura a produrre porcellana è la manifattura di Meissen che mantiene il monopolio della ricetta per parecchi anni. A seguire, tutte le grandi manifatture europee iniziano a produrre la loro porcellana.
In Italia,  Ginori di Doccia e Richard Ginori, Capodimonte e Napoli; in Francia Sèvres e Limoges; in Danimarca Royal Copenhagen e Bing & Grøndahl. Al termine del 1700 tutte le più importanti manifatture ceramiche europee furono in grado di produrre porcellana.

La porcellana è un prodotto pregiato. La sua finezza e delicatezza porta i ceramisti e i pittori a cimentarsi in vere opere d’arte.

Il mondo in una tazza
Torino Palazzo Reale

Il caolino era materia molto costosa e molto difficile da trovare. Ciò imponeva costi molto elevati agli oggetti finiti spostando così la produzione ad oggetti destinati a nobili e reali.

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Le forme erano ricercate, una corsa al decoro, all’inventiva: aggiungendo ricchezza a ricchezza veniva fatto uso di decorazioni in oro che impreziosivano e donavano luce e bellezza.

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Nei primi tempi vi era molta difficoltà nel dosaggio del caolino, nella purezza dell’impasto, nella giusta temperatura dei forni. Difatti, solo il 10% della produzione veniva salvato all’uscita del forno, molto si recuperava crepato, ricco di bolle e difettato. Nessuna delle grandi manifatture osava metterlo in vendita con il loro marchio, ma, quando gli oggetti non erano troppo danneggiati, venivano venduti bianchi, non senza prima aver segnato il marchio sottostante con un taglio, onde indicare che era materiale di scarto.
Fiori, animali, paesaggi bucolici: questi i decori maggiormente in voga nel 1700 in Europa.

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Fragilità e forza, bellezza e incanto: la porcellana affascina e seduce.

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E meraviglia. E consci della sua preziosità, molti oggetti sono arrivati a noi intatti perché mai usati. Tenuti rinchiusi, come gioielli, pietre preziose, da non toccare e venerare.
Il culto della fragilità e della bellezza.

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E il restauratore? 
Cosa accade quando ci si trova di fronte ad un oggetto in porcellana rotto? Ci si trova perplessi.
La porcellana e la sua vernice lucente, la sua trasparenza, i decori finissimi e l’uso ricco dell’oro, rendono il restauro di una porcellana un lavoro molto complesso, da affrontare volta per volta. Salvo, molto spesso, limitarsi alla sola incollatura dei pezzi.
Io, Chiara, restauratrice e appassionata di porcellana, titolare di Chiarartè, per questa volta, mi limito ad ammirare.

Il mondo in una tazza
Torino Palazzo Reale

Chiara

Il mondo in una tazza. Storie di porcellana. 
30 Gennaio – 19 Aprile 2015
Torino Palazzo Reale
qui il sito 


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