Il mondo in una teca di vetro: Danny van Ryswyk

Creato il 09 febbraio 2016 da Salone Del Lutto @salonedellutto

Spesso le suggestioni che ci manda chi ci segue con assiduità diventano un post di Facebook, altre volte, come in questo caso, si trasformano in qualcosa di più, un articolo che popola le pagine virutali di questo blog. Perché ho scelto di dedicare un’attenzione supplementare a Danny van Ryswyk lì per lì non l’avevo messo a fuoco.

Poi ho iniziato a pensare che, oltre all’apprezzamento di quello che fa, l’uso della “teca di vetro” come contenitore di un mondo fossilizzato e morto mi ha attratta particolarmente per la sua estrema attualità.

In the Name of Lucifer

In the Name of Lucifer

Ma vediamo di chi stiamo parlando… Van Ryswyk è un artista olandese specializzato nella produzione di dipinti digitali e piccole sculture in poliammide stampate in 3D, racchiuse in campane di vetro che richiamano a un mondo scuro e, cronologicamente, lontano. Il periodo di riferimento dell’artista è quell’epoca vittoriana fatta di abiti neri e grazia austera, attratta a suo modo dal contatto col “macabro” in forma di teschio. Le sue figurine sono giovani fanciulle e ragazzini, spesso rappresentati in uniforme scolastica, a volte nudi come fossero misteriose presenze del bosco.

Tender Loving Darkness

Tender Loving Darkness

La sua formazione professionale mette insieme le esperienze di designer, illustratore e art director, ma forse è un altro evento a catalizzare maggiormente l’attenzione, come lo stesso artista mette in evidenza: «Quand’ero bambino, mia mamma e io avemmo un incontro con un Ufo, la qual cosa mi fece molta impressione. Questo episodio senz’altro ha stimolato il mio desiderio di esplorare tutto ciò che trascende la possibilità di essere spiegato o misurato scientificamente… Prendo ispirazione da tutto quel che è paranormale, mistico, extraterrestre. Me ne servo a spizzichi e bocconi e trasporto queste fascinazioni nella mia arte».

White Rabbit Figurine

White Rabbit Figurine

Se la produzione di queste sculture sembra molto tecnologica – in realtà Van Ryswyk sostiene che il suo lavoro è molto simile a quello di chi manipola il legno o l’argilla, e che il computer è semplicemente uno strumento, come il pennello, la tela, la macchina fotografica –, non è così per la fase della colorazione, che viene effettuata a mano, come si trattasse delle vecchie sculture religiose policrome. Nel complesso, si tratta di un lavoro lungo e paziente (clicca qui per osservarne meglio le diverse fasi), che può richiedere anche settimane di lavoro per completare ogni singola realizzazione, ed è in questo mix di vecchio e nuovo, di suggestioni fantascientifiche e religiose che prende forma un mondo fantastico e surreale, popolato di presenze indecifrabili.

The Vague Forms of a Dream

In In the Name of Lucifer si tratta di due bambine con le pettinature ordinate coi capelli raccolti e la discriminatura centrale, col colletto bianco e il vestitino nero stretto in vita e lungo appena sopra il ginocchio, i gambaletti chiari al polpaccio e le scarpine modello bebè… Due brave bambine, insomma, se non fosse che alcuni dettagli ci portano a pensare che non siano due scolarette moderne: le mascherine nere, il crocifisso capovolto che una porta al collo, le corna alzate al cielo in una posa un po’ “heavy metal”, e soprattutto la testa suina che giace ai loro piedi. Di nuovo una mascherina, ma questa volta bianca e con lunghe orecchie da coniglio, attrae l’attenzione guardando Tender Loving Darkness. Il soggetto è nuovamente una bambina che fra le braccia stringe un tenero coniglietto; questa volta, però, il vestito è lungo fino ai piedi, dove si materializza un’altra apparizione inquietante: una montagnetta di teschi sui quali la delicata fanciulla posa i suoi piedi (nella variante di White Rabbit Figurine il coniglio è scomparso e la gonna si è accorciata, ma tutto il resto rimane, compresa la fissità dello sguardo della fanciulla). Inquietantissimo il ragazzino di Untitled, anch’esso abbigliato in maniera impeccabile, ma con una maschera da diavolo sorridente a coprirgli la faccia, un osso lungo – forse una gamba – in una mano e un teschio nell’altra. E poi molti altri lavori ancora, di cui mi limito a elencare i nomi: The Vague Forms of a Dream, , The Wondrous… In un universo di bianchi, neri e grigi, che per molti aspetti a me ricorda quello creato da Ray Caesar. Un mondo che vi invito a esplorare con attenzione, ma solo se siete pronti a sentirvi un po’… Disturbati.

di Silvia Ceriani

Untitled

Untitled

The Wondrous

The World Within