"il mondo nella rete": diritti e vincoli del multimediale...

Creato il 19 giugno 2014 da Alessandro @AleTrasforini
Durante questi ultimi anni, in Italia ma non solo, la cosiddetta "rete" ha assunto una connotazione ed una caratteristica d'azione sempre più allargata, consistente, prepotente ed imponente.
Se prima il suo raggio d'azione era ridotto ad una "semplice" navigazione, con il tempo e la ricerca le sue peculiarità sono diventate altre e più consistenti: dai social network alla partecipazione multimediale, dalla fuga di segreti modello WikiLeaks fino ad arrivare ad un rinnovato campo d'azione nei confronti dell'utente medio che può avere accesso ad internet.
La rete ha rivoluzionato comportamenti, caratteri, navigazioni e, non da ultimo, anche naviganti; tutto (o quasi) è stato come ribaltato, quasi si avesse a che fare con un mondo parallelo a quello abitualmente vissuto. Potrà la rete costituire, sempre di più in futuro, un punto di non ritorno per il perseguimento e per il raggiungimento di nuove frontiere? Quali argini e quali potenzialità ha un sistema così potenzialmente sterminato ed importante?
A queste e moltissime altre domande cerca di rispondere il libro "Il mondo nella rete - Quali i diritti, quali i vincoli", scritto da Stefano Rodotà e pubblicato da Editori Laterza - LaRepubblica.
Gli spazi lambiti ed i traguardi raggiunti dalla rete necessitano di un'analisi approfondita, al fine di (cercare di) stabilire confini e potenzialità di uno strumento potenzialmente fondamentale da utilizzare per migliorare e far progredire il mondo.
Tale opera di progresso dovrà essere svolta, però, senza lasciare spazio alcuno al caso o ad ipotesi non adeguatamente vagliate.
L'importanza fondamentale di questo necessario ragionamento è un'istanza perfettamente nota allo stesso autore del presente testo:
"[...] La necessità di una 'cittadinanza digitale' che tuteli il nostro accesso alla rete e il nostro 'corpo elettronico'.
Le inedite e variegate forme di aggregazione e azione politica nate online, che hanno riempito le strade di tutto il mondo [...].
La pervasività delle reti sociali che ha attribuito una dimensione nuova al rapporto tra democrazia e diritti.
Il bisogno di una tutela un tempo impensabile, il diritto all'oblio e alla cancellazione dei dati personali. Sono solo alcune delle [...] realtà e dei problemi [...] che hanno avuto origine ogni giorno dal rapporto di due miliardi di persone con la rete. 
Come affrontarli in termini di diritti e democrazia? 
Il mondo del web può avere regole sebbene mobile, sconfinato e in continuo mutamento?
Deve trovare una sua 'costituzione'? [...]"
Alla luce di queste essenziali premesse, infatti, sembra nascondersi la gran parte delle aspettative che una certa parte dell'elettorato ha riposto nei confronti di quelle realtà che hanno (solo apparentemente?) impostato il proprio agire politico sull'esaltazione delle proprietà taumaturgiche della rete; è implicito dentro questo quadro il riferimento ai Movimenti che hanno individuato nel virtuale la strada per agevolare la transizione (realmente indolore e davvero utile?) da democrazia rappresentativa a democrazia diretta.
Sarebbe davvero un mondo migliore e meglio impostato un Paese nel quale i diritti politici fossero convogliati entro una "piazza virtuale"?
Grazie alla rete è sempre possibile decidere, incrementare la partecipazione attiva e ricavare spunti interessanti per migliorare lo status quo?
Dovrebbe essere essenziale affrontare queste riflessioni, prima di affidarsi completamente ad un mezzo che sembra così tremendamente prossimo a volersi sostituire a certe realtà. Il problema di partecipazione troverebbe davvero risoluzione definitiva impiegando lo strumento multimediale?
A questa e moltissime altre domande simili è complicato rispondere, in un quadro ancora privo di riferimenti e normative stabili:
"[...] E' il momento di pensare a un sistema di diritti per il più grande spazio pubblico che l'umanità abbia mai conosciuto. [...]"
Spazio pubblico in enorme espansione e dalle enormi potenzialità, dunque. Opportunità che, per dignità e per onestà intellettuale, non possono essere negate. Il problema più grande dovrebbe riguardare, però, quali indirizzi fornire ad una potenza tanto grande.
Quanto al rapporto fra rete e partecipazione politica, invece, sembra essere essenziale individuarne confini e potenzialità in maniera il più precisa ed obiettiva possibile. Quanto alle opportunità ed ai limiti nascosti, infatti, è opportuno prestare ascolto ed attenzione a quanto scritto dal giornalista Fabio Chiusi nel libro "Critica della democrazia digitale - La politica 2.0 alla prova dei fatti":
"[...] Una nuova e realistica mappa dei limiti e delle opportunità di internet per la nostra democrazia in crisi. Davvero in futuro la democrazia sarà digitale o non sarà? Le opportunità non mancano, ma non è dandole per scontate che si realizzeranno. [...]"
Qualora la democrazia in crisi fosse curabile (in toto o parzialmente) dalla rete, come si potrebbe procedere per facilitare azioni e cambiamenti utili al miglioramento dello status quo?
Affidarsi alla democrazia in rete seguendo modalità non doverosamente ponderate potrebbe forse contribuire a collocare la democrazia stessa in una trappola dalla complicata risoluzione? A questo proposito, infatti, il costituzionalista Rodotà sembra avere le idee piuttosto chiare relativamente all'immensa mole di recenti cambiamenti a cui è stato necessario fare fronte:
"[...] il passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0, quello delle reti sociali, ha attribuito una dimensione nuova al rapporto tra democrazia e diritti. 
Si sono arricchite le possibilità di azione organizzata, non solo e non tanto dal punto di vista quantitativo, quanto piuttosto per la qualità dei soggetti che sono ormai in grado di articolare in modo nuovo le relazioni sociali e, insieme, di dar vita a forme variegate di azione politica individuale e collettiva. 
Ciò sia riproducendo il modello delle manifestazioni pubbliche di massa, riservato in passato solo a grandi soggetti [...], sia innovando profondamente proprio la presenza delle persone sulla scena pubblica. 
Usando sempre più intensamente la tecnologia, la vita esce dallo schermo e invade, in modo nuovo, l'intero mondo, ridefinisce la sfera pubblica e quella privata, e progressivamente disegna una redistribuzione dei poteri. [...]"
I concetti presenti nell'ultima frase possono essere quelli destinati a creare maggiori perplessità in alcuni ed aspettative in altri; dietro alle opportunità della rete, infatti, possono nascondersi una (più o meno lunga) serie di inevitabili trappole. A questo proposito, pertanto, potrebbe essere necessario ed urgente dibattere attorno ad alcuni concetti di fondo:
  1. diritti politici caratteristici della piazza virtuale;
  2. cittadinanza digitale, valutando e considerando la possibilità di aggiungere qualche riga in più alla voce diritti fondamentali;
  3. neutralità e anonimato, favorendo (il più) contemporaneamente (possibile) tutela della persona e salvaguardia dell'opportunità multimediale;
  4. trasformazione da habeas corpus  a habeas data, seguendo parallelamente il discorso dei cosiddetti 'diritti in rete' tutelando al tempo stesso la dignità inviolabile della persona 'fisicamente intesa';
  5. "dittatura dell'algoritmo e prerogative della persona", richiamandosi a quanta democrazia possa esistere nella scrittura di algoritmi capaci di imprimere direttive anche radicali al futuro dell'individuo;
  6. diritto all'oblio: quali tutele e sicurezze dovrebbe avere chi vuole cancellare tracce della propria individualità dall'oceano di informazioni che la rete può far circolare indisturbate? Quali risposte dare alla persona che vuole non essere tracciata, silenziando di fatto la sua presenza in una realtà complessa come quella multimediale?
  7. differenti forme di redistribuzione dei poteri: la rete amplifica e diversifica, nel dibattito quotidiano ma non solo, la strutturazione del potere e dei meccanismi di gestione che contribuiscono più di altri ad influenzare le masse ed i collettivi. Ragionare in maniera approfondita su queste opportunità deve essere essenzialmente importante per (ri)abilitare il valore e la credibilità delle Istituzioni nei confronti delle basi elettorali (ma non solo);
  8. qualità ed opportunità della democrazia elettronica: come procedere e far crescere gli itinerari e la tracciabilità dei diritti in rete? Dovrebbe essere essenziale procedere attraverso una qualificata (e qualificante) discussione collettiva, finalizzata al restituire dignità alle persone e democraticità delle Istituzioni pubbliche (ma non solo). Su questi argini, pertanto, nulla può e deve essere lasciato al caso;
  9. per quali ragioni è necessario un "Internet Bill of Rights", senza dover per forza imprimere limiti e censure ad un'entità già liquida e per questo faticosamente delimitabile entro argini precisi. Servirà ridare nuovo valore alla parola privacy, capace di sintetizzare il più possibile le libertà che ci appartengono (per diritto inalienabile e per diritto acquisito) in quanto cittadini di un mondo "in espansione".

Le infinite potenzialità di questo mezzo nascondono, inevitabilmente, una serie di infiniti problemi che è sbagliatissimo sottovalutare e nascondere.
Sotto questa ottica, infatti, deve essere vista come necessaria l'eventualità di discutere approfonditamente attorno al "sistema di diritti" per il più grande spazio pubblico conosciuto fino ad oggi dall'umanità intera.
Senza illusioni, senza vendere fumo o promettere l'impossibile.
Basta poco per trasformare un'opportunità straordinaria prima in danno e, senza magari neppure accorgersene, anche in beffa per la collettività prima e per la dignità dei singoli poi.
Le distanze fra l'uno e l'altro campo non sono poi così lontane ed invalicabili.



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