Oddio, il Corriere è riuscito a omettere persino questa appartenenza così radicata da essere proverbiale e in qualche modo stilizzata anche da Mussari che entrava nell’augusta sede della banca con lo zainetto. Dentro però c’erano le segrete cose che lo hanno portato, nel 2009, a scambiare btp trentennali con derivati swap della banca Nomura con un perdita ancora da accertare, ma che varia dai 220 ai 900 milioni. Tutto per nascondere altre falle di bilancio probabilmente dovuta al piatto forte dello scandalo: l’acquisto della banca Antonveneta ( in mano al Banco Santander) per 9 miliardi di euro quando ne valeva 2,3. Chi doveva controllare in Banca d’Italia e si è fatto sfuggire tutto. E chi doveva controllare era Anna Maria Tarantola , spedita pochi mesi fa alla presidenza della Rai da Monti e naturalmente il suo capo, Mario Draghi all’epoca governatore di Palazzo Koch.
Ma nonostante tutti i problemi di cui pure si mormorava Mussari fu portato al vertice dell’Abi da cui si è dimesso due giorni fa, da tutto il mondo bancario italiano, con la benedizione unanime della politica. Ora il colpo per tutta la finanza italiana e per i suoi personaggi è fortissimo, ma a pagare il conto saranno i cittadini: per salvare la banca già nel 2010 con i Tremonti bond se ne andarono quasi due miliardi, poi altri quattro (praticamente tutto il gettito Imu sulla prima casa) lo scorso autunno. E ora naturalmente ci sarà un altro conto salato, perché l’operazione con la banca Nomura non è la sola: ci sono quasi altri due miliardi di svalutazione su alcuni asset e chissà quant’altro ancora.
Ora in tutto questo è difficile che non ci sia anche qualche responsabilità politica: di certo non è mistero che Il MontePaschi fosse in mano al Comune di Siena tramite la Fondazione e dunque aperto a tutte le avventure e disavventure politiche che lo coinvolgevano. Né che pagasse dividendi alla Fondazione che poi li spartiva agli enti locali e magari anche all’organizzazione, per così dire diffusa del palio, per rimanere in zona e alle cose conosciute. Infatti ora Pd nazionale e Pd senese sono in guerra senza quartiere. Lo stesso Mussari, autore di tutte le operazioni che in cinque anni hanno distrutto un istituto di credito durato 500 anni , ha elargito di tasca propria 673 mila euro di tasca propria a Ds e Pd nel corso di un decennio, una generosità davvero sospetta. Insomma ha un bel dire Bersani che “il Pd fa il Pd e le anche fanno le banche”: proprio Mps era un esempio di quel “groviglio armonioso” tra politica e finanza che passa sulla testa e nei portafogli dei cittadini. E che spesso richiede di mettere a tacere la politica.
Così il Monte dei Fiaschi di Siena è un bello spaccato di vita italiana, di soldi che corrono e controllori distratti, di cialtroni ubbidienti, di sospetti miscugli e di declino, di draghi non vedenti. E di cittadini senza santi in paradiso vessati e abbandonati.