Il mosaico di Ganimede nei Musei Vaticani

Creato il 27 ottobre 2011 da Witzbalinka

Situati nell’ala est della Basilica di San Pietro a Roma, alle spalle dell’affascinate edonismo del quartiere di Trastevere, i Musei Vaticani http://mv.vatican.va/3_EN/pages/MV_Home.html composti da una serie di incredibili palazzi fatti costruire da i Papa Giulio II, Innocenzo III e Sisto IV durante il Rinascimento per raccogliere in una sola collezione le opere d’arte precedentemente raggruppate dai sommi pontefici anteriori, e successivamente ampliata con le nuove opere acquistate dai nuovi capi della Chiesa Cattolica, aspirano meritatamente al titolo di maggior congiunto museistico del pianeta.

All’ingresso siamo ricevuti da un intrigante ed eloquente mosaico che mostra il passaggio più famoso della vita del giovane Ganimede, che oggi possiamo contemplare nel cielo notturno sotto forma della costellazione dell’Acquario. Secondo la mitologia greca Ganimede, bello oltre ogni immaginazione, era l’oste dell’Olimpo, e quindi il responsabile, come la sua predecessora Hebe, figlia di Hera e dea della giovinezza, di servire agli dei il nettare e l’ambrosia, che conferivano l’immortalità ed erano le loro bevande predilette.

La versione più comune del mito, quella presentata nel mosaico, fa di Ganimede un principe troiano figlio di Tros e Caliore, che pagò le conseguenze della sua tragica bellezza, se non lo si vuole considerare un destino fortunato, ed in questo caso si potrebbe dire che abbia ottenuto il premio che meritava per il suo ammirevole aspetto. Un giorno, mentre camminava per le campagne di Troia controllando i poderi di suo padre, un’aquila calò su di lui per rapirlo e portarlo sul monte degli dei. Si trattava di Zeus, il padre degli dei greci, la cui origine indoeuropea può essere provata con certezza, visto che si trovano parallelismi con la sua figura sia nella religione romana che nell’induismo. Innamorato perdutamente dell’insultante bellezza del giovane, che voleva come amante favorito, Zeus adottò la forma del suo animale preferito, che successivamente trasformò in costellazione, per compiere il celebre sequestro (altre versioni sostengono che Ganimede sia stato rapito da Eos, l’aurora, spinta anch’essa dal suo amore per il ragazzo, e che Zeus si sia limitato a strapparglielo dalle mani).

Forse non è del tutto inopportuno che la storia di Ganimede presieda l’entrata dei Musei Vaticani. In fin dei conti le straordinarie opere lì esposte riflettono lo stesso universo di trasformazioni, metamorfosi e sessualità ambivalente che fa da sfondo ai miti dell’antichità classica, e come suggerisce Camille Paglia, la riscoperta rinascimentale dell’iconografia apollinea si espresse per la maggior parte in forma di concettualizzazione omoerotica.

Paul Oilzum

Non importa quali siano le tue inclinazioni sessuali o convinzioni religiose o se entrerai o no nei Musei, ma quando affitterai appartamenti a Roma ti sarà difficile non cedere alla seduzione della proteica e splendente bellezza che questo mosaico annuncia.

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