Il modo migliore per leggere un libricino importante come Il mostro ama il suo labirinto è aprirlo a caso e vagare tra le sue pagine.
Si potrà leggere che nell’estate del 1944, quando il mondo era in fiamme, Simic, “Nerone in erba che continua imperturbato a grattare sulle corde”, prendeva lezioni di violino.
“L’appartamento della mia maestra era sempre gelido. Una grande stanza semivuota dal soffitto alto, già in ombra. Ricordo le prime note miagolanti del mio violino e le dure parole di biasimo della maestra. Quella vecchia signora mi ispirava un grande terrore. Ma anche un grande amore, perché dopo le sgridate mi dava dei dolcetti. Preziosi ed esotici, per esempio cioccolatini ripieni di rosolio. Stavamo seduti nella grande stanza vuota, ora quasi buia. lo mangiavo e lei mi guardava mangiare. «Povero bambino» diceva, e io pensavo si riferisse al fatto che non mi esercitavo abbastanza, che non capivo le sue spiegazioni, ma oggi non ne sono così sicuro. Anzi, sospetto che intendesse tutt’altro. E’ per questo che ne scrivo qui, per scoprire che cosa.”
Charles Simic è un acuto narratore che riesce a focalizzare in modo forte e intenso certe immagini andando al cuore del loro contenuto.
Leggere questi taccuini è un po’ come entrare nella mente di un poeta e decifrare i suoi ricordi, le metafore, le sue meditazioni sulla religione o sulla filosofia.
Una sorta di collezione (divisa in cinque parti) di pensieri, commenti e idee. Dei frammenti di scritti che spesso variano molto negli oggetti e negli argomenti indagando lucidamente il mistero e il significato del tempo.
Twitter:@marcoliber
Charles Simic
Il mostro ama il suo labirinto
(traduzione di Adriana Bottini)
Adelphi
2012