L'antichità, spaventata dall'apparizione di esseri mostruosi, si era fatta l'idea che essi non fossero inclusi nell'ambito delle cose naturali, e alla notizia della nascita di un essere umano o animale straordinario, ci si affliggeva come per una calamità universale, interpretando tale nascita come un presagio infausto.
L'uomo del medioevo è tormentato dal pensiero della salvezza, è ossessionato dall'aldilà, e per molto tempo è stata più la paura dell'Inferno che quella della morte a far tremare i cristiani medievali. Il mostruoso è legato a volte al demoniaco: il diavolo assume diverse sembianze mostruose, l'Inferno è pieno di bestie orribili.
Tuttavia, per l'ambivalenza di ogni simbolo del sacro, i mostri sono presenti a volte anche nel Paradiso ed ambiguo è il significato dei mostri che invadono le cattedrali.
Nel XV e nel XVI secolo c'è un recupero del concetto di "mostro" nell'antico significato
di segno divino, così ritroviamo l'interpretazione dei parti mostruosi e dei
fenomeni naturali insoliti come presagi, perlopiù funesti.
Il famoso "mostro di Ravenna", nato nel 1512 e presente per almeno duecento anni in ogni
trattato sui mostri, fu comunemente considerato un presagio della devastazione che Luigi XII di Francia avrebbe portato in Italia. L'interpretazione e la resa figurativa del mostro assunsero una formulazione stabile e furono accettate da numersi eruditi come segni di un ammonimento divino.
immagine: Il mostro di Ravenna
fonte:http://www.sslmit.units.it/crevatin/Documenti/Mostri_Medievali/CAPITOLO%20I.pdf