Nell'immaginario collettivo è sempre stata presente la figura del mostro marino, ovvero una creatura mitologica che popola i mari e incute timore ai marinai. Molto presto gli scrittori hanno iniziato a servirsi di queste antiche credenze, dando vita a varie tipologie di racconto, la cui trama è incentrata su un animale mostruoso che vive nel mare. La piovra gigante che affonda le navi è un classico. Celebre è quella che incontra il Nautilus del Capitano Nemo in "Ventimila leghe sotto i mari" di Jules Verne. Si tratta di un calamaro gigante al quale si possono mozzare gli arti, ma il corpo rimane al sicuro sott'acqua.
Nella "Bibbia", nel libro di Giona, viene citato il Leviatano, un terribile mostro marino dalla forza leggendaria facente parte dell'Antico Testamento. Simbolicamente esso rappresenta il caos primordiale, la potenza priva di controllo, benché sia espressione della volontà di Dio. Il filosofo inglese del Seicento, Thomas Hobbes userà proprio questo nome per dare il titolo al suo celebre trattato di filosofia politica, in cui il potere dello stato è paragonato alla forza terribile del mostro descritto da Giobbe, ed è ritenuto necessario per mantenere la pace e la convivenza tra gli uomini. All'archetipo biblico Melville collega Moby Dick, nel romanzo omonimo, quando Ishmael, la voce narrante, trova un quadro del Leviatano. La presenza inquietante della balena scorre come un fantasma per tutto il libro e, anche se compare solo alla fine, le avventure convergono verso di essa e diventa la protagonista assoluta. Di mostri marini è ricca la letteratura di tutti i tempi.
Si pensi all'"Odissea", ai serpenti marini del secondo libro dell'"Eneide" di Virgilio che ingoiano Laocoonte e i due figli; all'"Orlando Furioso", dove Ruggero salva Angelica dall'orca. Il mostro marino che ingoia l'eroe può essere ricollegato all'archetipo del Leviatano. Figura presente anche nella letteratura per bambini, come per esempio ne "Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi, dove l'elemento di isolamento nel ventre del pesce mette in contatto con la coscienza e porta alla decisione di uscire dalla propria chiusura mentale. Oppure ne "Il soldatino di stagno", favola di Andersen, anche se qui manca il profondo significato spirituale dell'esperienza fatta nel ventre del grande pesce. Fino a giungere alla fortuna letteraria, relativamente recente, del tema dello squalo assassino che ha dato vita ad una serie infinita di pellicole cinematografiche, spesso di discutibile qualità. Prima ancora di essere il celebre film del 1975 diretto da Steven Spielberg,