Nella casa di geometrie perfettamente disordinate, Robert Brown VIII si stiracchiò nel suo letto.
- Yawn.
- Buongiorno Robert. - una voce anziana proveniente da chissà dove.
- Buongiorno nonno.
- Dormito bene?
- Non c'è male grazie. E tu? Ah no, scusa.
L'educazione tradizionale con sui era stato cresciuto Robert Brown VIII aveva per un momento fatto dimenticare al ragazzo che la sua controparte vocale altro non era che una sintesi digitale di Robert Brown, il suo trisavolo scienziato che nel 1828 aveva scoperto il moto disordinato delle particelle presenti in fluidi o sospensioni fluide e che da lui prese il nome. La voce sintetizzata non è neppure detto che fosse quella originale dello scienziato, ma era invece stata scelta da una selezione di voci registrate di simpatici vecchietti. Il cervello di Robert Brown, invece, era proprio il suo, ovvero un suo clone: il DNA dello scienziato era stato utilizzato per riprodurne soltanto la zona cerebrale per portarla a un supposto giusto grado di maturazione, ovvero a un'età simulata di approssimativamente 50 anni.
Lo scopo ultimo di questo esperimento era un reverse engineering dei cervelli in modo da poter determinare quali caratteristiche genetiche li accomunassero e che quindi potevano essere manipolate per essere in seguito applicate ai cromosomi da innestare per il concepimento di nuovi esserini umani.
Al di là dell'estrema ambizione di questo progetto e delle effettive falle che lo caratterizzavano (non da ultimo il fatto che le scoperte non avvengono soltanto grazie a una maggior intelligenza, quanto per una costante applicazione e precisione, per la volontà di individuare, perchè si è deciso di seguire una determinata strada al posto di un'altra e, non ultimo, per caso), uno dei risultati intermedi era l'ottenimento di un cervello senziente, sebbene non collegato.
L'agenzia di ricerca, per evitare inutili sprechi, si era data al riciclo e quindi metteva all'asta cervelli di scienziati al miglior offerente.
Solitamente gli acquirenti erano musei, altri centri di ricerca o i discendenti stessi degli scienziati: nell'asta in cui Robert Brown fu aggiudicato, vennero venduti anche il cervello di Leonardo da Vinci, aggiudicato per 220 milioni di dollari allo Smithsonian, e quello di Dmitrij Ivanovič Mendeleev,da esporre all'ingresso della sede della Russkiy Standart, la vodka più diffusa in Russia. E' d'uopo qui ricordare che Mendeleev, nel 1894 al tempo in cui era direttore dell'Ufficio Pesi e Misure, carica che conquistò per meriti scientifici nonostante le sue idee apertamente liberali, formulò le norme tecniche per la produzione di vodka, ancora oggi valide per Polonia, Russia e repubbliche ex-sovietiche, fissandone la gradazione a 40°.
Vediamo quindi che i cervelli venduti potevano finire in bella mostra in qualche bacheca esposta al pubblico o essere utilizzati per i compiti più svariati, grazie all'impiego di metodologie e strumenti di biodigital-hacking disponibili sia in rete che nei negozi specializzati.
Robert Brown IV, studente universitario di famiglia ricca, ma di non brillanti risultati e con una grande passione per l'hacking, aveva acquistato il cervello del bis-trisavolo per giocarci un po'. Dopo averlo messo in funzione, col passare del tempo si era reso conto di aver stabilito un forte legame con quella voce così remota, ma così lucida e prodiga di straordinarie suggestioni.
- Nonno, yawn, che ppalle! Sai che per l'esame devo studiare la legge di conservazione del numero barionico? E non c'ho neanche un po' voglia.
- La legge di conservazione del numero barionico?
Momento di pausa, in cui Robert Brown VIII cercò di figurarsi quale fosse l'espressione del nonno mentre elaborava le sue teorie sulla dinamica dei fluidi.
- Ma lascia perdere quelle fregnacce: piuttosto, sai dirmi qual è la differenza tra un ingegnere, un fisico e un matematico?