Non per Gherardino Segalello, che viene mandato al rogo a Parma.
Gherardino aveva dato vita al movimento dei "Fratelli Apostolici", dopo che nel 1260 circa, gli era stata rifiutata la richiesta di essere ammesso al convento dei frati minori francescani di Parma. Decide allora di vendere la casa e l'orto e di dare i soldi ricavati ai poveri, inizia così una nuova vita basata su concetti essenziali: l'imitazione di Cristo, cioè seguire nudi il Cristo nudo, il rifiuto di ogni possesso, quindi la povertà assoluta e dunque una vita itinerante sostenuta sola dalle elemosine, nella convinzione che solo così si potesse interpretare nel giusto modo il Vangelo.
Molte persone iniziarono a seguire Gherardino, anche se lui sempre si rifiuterà di essere considerato il capo, il consenso popolare scresce sempre più.
Ottimo predicatore, nella sua semplicità, trascina dietro di sè sempre più adepti, i quali vengono spogliati dei loro vestiti e indossano una tunica bianca, l'unica cosa che possiedono.
Alcuni rifiutano persino l'elemosina e il pane che non può essere consumato immediatamente.
Gheradino si presenta persino sulla pubblica piazza attaccato al seno di una donna, come se fosse un lattante, per simboleggiare la rinascita dello spirito cristiano in una nuova era di purezza.
Persino i bambini possono predicare in chiesa.
Il messaggio dei suoi Apostoli, chiamati anche minimi per differenziarli con minori francescani, e le forme di predicazione ottengono sempre più successo e l'adesione popolare è talmente vasta che la gente abbandona i riti cattolici per assistere numerosi alla prediche degli apostoli.
Gherardino manda anche diversi apostoli in terre lontane per portare il proprio messaggio.
La Chiesa, ormai, non tollera più tutto questo e nel 1300 Gheradino viene arrestato insieme ad alcuni apostoli e mandati al rogo come eretici.
Tuttavia la sua morte non segna la fine del suo movimento apostolico, anzi segna l'inizio di una storia del tutto originale e di grande portata nel medioevo italiano.
Tra i tanti che erano venuti in Emilia per partecipare al movimento apostolico, vi è un uomo, nato in una piccola cittadina in provincia di Novara, che subito assume il ruole di leader: è Dolcino.
Frattanto la comunità, sotto la pressione dell'inquisizione si sposta dall'Emilia al Trentino dove vengono accolti da loro amici e compagni.
Ma la repressione li segue anche lì dove tre apostoli vengono arsi sul rogo.
Intorno al 1303 Dolcino, con il gruppo degli apostoli più fedeli, parte per un lungo viaggio che li porterà presso Chiavenna, in Valsesia, dove tutt'ora si trova un paese chiamato Campodolcino.
Tra le donne che fanno parte del gruppo, vi è Margherita di Trento, nobile di origini e compagna di Dolcino.
La Valsesia era però da molto tempo in lotta contro i conti di Biandrate, grandi feudatari, e contro i comuni di Novara e Vercelli.
Quando il gruppo degli Apostoli giunge a Gattinara e a Serravalle l'accoglienza popolare è entusiastica, ma i vescovi di Vercelli e Novara, in accordo con il papa, vedono l'avvento degli apostoli come una vera e propria minaccia e perciò bandiscono una vera e propria crociata per debellare questi "figli del diavolo".
Un vero e proprio esercito, composto anche dai migliori balestrieri, i genovesi, abilissimi nel tiro, vengono reclutati per finirla una volta per sempre.
Gli apostoli si uniscono ai valsesiani ribelli e decidono di difendersi. Nel 1304 inizia una vera e propria guerriglia. I Dolciniani si spingono fino nell'alta valle e sul monte chiamato Parete Calva, con l'aiuto dei montanari fondono una vera e propria "comune" eretica.
I crociati assediano il monte, dove sono asserragliati i ribelli e gli scontri si susseguono sanguinosi.
Arriva l'inverno. Ed è terribile per i ribelli, vivono in condizioni disperate, finchè un giorno, guidati da Margherita in un passaggio tra metri di neve, l'odierno "Varco della Monaca" riescono a fuggire e a rifugiarsi nel Biellese. Qui si fermano, pronti alla difesa, su di un monte che da allora viene chiamato Monte dei Ribelli o Rubello.
Ma i crociati si preparano ad un nuovo assedio. I Dolciniani sono allo stremo, l'ultimo assalto provoca una carneficina: circa 800 ribelli sono uccisi sul posto, mentre Dolcino, Margherita e Longino Cattaneo, luogotenente di Dolcino, sono catturati vivi.
Margherita e Longino verranno mandati al rogo nella città di Biella, Margherita si rifiuterà di abiurare e respingerà alcune proposte di matrimonio di nobili locali che l'avrebbero salvata dal rogo. Rimarrà fedele al suo compagno fino alla morte.
Dolcino costretto ad assistere al supplizio della sua donna, verrà poi condotto su di un carro a Vercelli per essere messo al rogo.
Durante il tragitto viene torturato, non si lamenta mai, nemmeno quanto gli viene amputato il naso e viene evirato.
Nel 1307, anche per lui la giustizia di Dio significa il rogo. Altri dolciniani continueranno ad esistere, se ne hanno notizie fino al 1374.
Sabry aka Iside