Il mucchio selvaggio

Creato il 03 marzo 2015 da Pim

<< Tutti sogniamo di tornare bambini, anche i peggiori di noi. Forse i peggiori lo sognano più di tutti >>. (Don José)

Il film coniuga in una sintesi felice (génial, direbbero i francesi) due concetti cardine della mia vita: la risolutezza nel mettersi dalla parte giusta malgrado ciò comporti una sconfitta certa, la fedeltà a un codice di comportamento anche quando esso sia ritenuto socialmente non accettabile. Pike Bishop, pensando a Mapache, mette tutti i delinquenti sullo stesso piano e Dutch risponde con una battuta folgorante: << Scordatelo, noi non siamo come loro. Spero che un giorno questa gente prenda questa feccia a calci nel sedere >>. Sanguigno, polveroso, ingegnoso, è il film in cui ogni inquadratura (3643, un numero spropositato) tradisce l'euforia creativa di Sam Peckinpah, finalmente libera di esprimersi. Il mucchio selvaggio celebra il mondo degli sbagliati, dei deboli, in una parola dei perdenti. Evidente in questo senso il riferimento a Sergio Leone e all’elegia funebre di C’era una volta il West, uscito appena l’anno precedente. Esiste nella storia del cinema una scena più lirica (e più “di Sinistra”, diceva l’amico Kissoff) dell'addio al villaggio dei campesinos? Potrei parlarne per ore, ma mi fermo qui.

Il mucchio selvaggio (The Wild Bunch), di Sam Peckinpah, con William Holden, Ernest Borgnine, Robert Ryan, Edmond O’Brien, Warren Oates (USA, 1969, 145’). Martedì 3 marzo, ore 21,00, Iris.


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