Il Mundial dimenticato

Creato il 03 giugno 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2011

Distribuzione: JP Entertaiment

Durata: 90′

Genere: Mockumentary

Nazionalità: Italia/Argentina

Regia: Lorenzo Garzella/Filippo Macelloni

A una manciata di giorni dall’inzio dei Campionati Europei di Polonia e Ucraina, mentre in Italia infuria l’ennesima bufera del calcio-scommesse, nelle sale nostrane fa la sua comparsa come un fulmine a ciel sereno, nell’affollato cartellone del primo weekend di giugno, Il Mundial dimenticato. La coppia formata da Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni firma un divertente e coinvolgente mockumentary che, come vuole la tradizione del genere in questione, riesce a mettere in crisi la platea di turno, costretta a interrogarsi continuamente se ciò che scorre sullo schermo sia vero oppure falso. La sottile linea che separa la verità dall’artificio finisce inevitabilmente per spezzarsi e la bilancia che sostiene i due estremi non si sa, fino a quando il meccanismo non viene smascherato o rivelato dagli autori stessi, da quale parte pendere. A sostenere il peso maggiore è di conseguenza la soglia della credibilità, messa machiavellicamente in discussione da un film che con la credibilità ci gioca dal primo all’ultimo fotogramma, merito in primis di uno script che ha saputo mescolare con estrema abilità le due componenti chiamate in causa. A differenza delle cinematografie estere, dove di esempi riusciti ne troviamo a ceste (in particolare Forgotten Silver di Peter Jackson e I fratelli Skladanowsky di Wim Wenders con il quale ha non pochi punti di contatto, a cominciare dal ritrovamento dei materiali girati dal fantomatico cineoperatore Guillermo Sandrini e dalle sue ingegnose cineprese: dal cine-casco alla camera fluttuante, dalla cine-palla alla teleferica), in quella italiana i titoli scarseggiano davvero (degno di nota il recente L’era legale di Enrico Caria).

 

Il cinema è da sempre l’Arte suprema della mistificazione, capace di manipolare a proprio piacimento qualsiasi tipo di “materia” con la quale entra in contatto. In tal senso, Il Mundial dimenticato ne è la dimostrazione più lampante: si impossessa di una zona d’ombra della Storia non solo calcistica e su di essa costruisce un’impalcatura narrativa di geniali falsità. Lo spunto letterario viene da quel capolavoro di Osvaldo Soriano dal titolo “Pensare con i piedi” che nelle mani di Garzella e Macelloni assume toni ancora più satirici e folli. Presentato nel programma delle Giornate degli Autori 2011, il falso documentario ripercorre e ricostruisce le vicende che portarono allo svolgimento di un presunto Mondiale in quel della Patagonia nel 1942 (non compare in nessun libro di Storia), fortemente voluto dal Conte Vladimir Otz, curioso mecenate emigrato in Argentina negli anni Trenta. Al seguito del giornalista Sergio Levinsky e attraverso una serie di testimonianze di personaggi più o meno conosciuti della scena calcistica internazionale (da Baggio a Lineker, passando per Havelange) che si sono amichevolmente prestati all’operazione, il film ci trascina letteralemente in un “valzer” audiovisivo di trovate narrative e tecniche che regalano momenti di grande ilarità e intrattenimento: la partita di inaugurazione tra la nazionale italiana detentrice del trofeo vinto nel ’38 e quella del Regno della Patagonia, ma soprattutto la ricostruzione della semifinale tra Germania e la squadra degli indios Mapuches.

L’ibridazione permette di confondere senza soluzione di continuità tracce reali e un contesto storico ben preciso con episodi e personaggi di pura fantasia (attenzione all’arbitro chiamato a dirigere le partite, tale Brett Cassidy, nipote di un certo Butch, oppure il portiere dei Mapuches dallo sguardo che ipnotizza, ossia Nahuelfuta), che riescono tuttavia a mantenere intatta una parvenza di plausibilità. Se poi al tutto si va ad aggiungere un attento lavoro su quegli stereotipi calcistici impressi a carattere cubitale nell’immaginario comune dello sterminato popolo pallonaro, con un tocco di commedia sentimentale e dramma bellico, allora il successo è garantito e le difese immunitarie degli spettatori non possono che essere abbattute. Il Mundial dimenticato le manda in frantumi grazie alla messa in scena e ad una sapiente contaminazione senza soluzione di continuità di autentico materiale di repertorio e innesti di finzione (che si estende anche al materiale fotografico, audio e cartaceo), che spesso non consentono di distinguere dove inizia l’uno e termina l’altro. Forse per questo ad una prima visione ci si crede e ad una seconda si inizia a sospettare che una presa per il culo è celata dietro l’angolo. Del resto, c’è sempre qualcosa di vero nella fantasia. Ed è proprio qui il segreto e allo stesso tempo la forza di un genere che, se sfruttato nel migliore dei modi, è in grado di partorire clamorose sorprese. Il mockumentary di Garzella e Macelloni è uno di questi.

Francesco Del Grosso

Scritto da Francesco Del Grosso il giu 3 2012. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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