Nasciamo con un bagaglio, genetico e qualche cosa d’altro che ancora non abbiamo capito bene di cosa si tratti.
Certo è che se l’eredità genetica la stiamo conoscendo bene, quel qualcosa d’altro incide profondamente sui nostri comportamenti, pensieri e ragionamenti mano a mano che procediamo nel nostro cammino su questa terra.
Fino all’età adolescenziale, tra mille difficoltà a crescere nel seguire dettami degli adulti, in qualche maniera non abbiamo responsabilità dirette su quello che ci accade, perché dipendiamo da altri materialmente e moralmente.
Fino a che frequentiamo una scuola, l’unica responsabilità che abbiamo verso noi stessi, verso la società e la famiglia, è il buon profitto scolastico e il rispetto delle regole precostituite. (quelle della famiglia e quelle dalle collettività)
Arriva poi il tempo in cui dobbiamo diventare padroni della nostra vita e delle nostre azioni.
Il lavoro, la famiglia, i figli…. assumiamo così, oltre a quello di figlio, il ruolo di dipendente o datore di lavoro, quello di coniuge, quello di genitore.
Procediamo nel nostro cammino e siamo convinti di aver fatto tutto bene in linea di massima. Arriva un giorno in cui il mondo ci crolla addosso.
Lo sgomento, lo sconforto, la delusione, la rabbia, l’impotenza emergono dal profondo di noi stessi e andiamo a cercare il colpevole di tutto quello che ci è accaduto. Dobbiamo cercare il colpevole, deve esserci un responsabile perché il cammino che abbiamo diligentemente percorso è quello che ci hanno indicato. Anche se crediamo di aver individuato il colpevole, cadiamo comunque in sofferenza, ci ammaliamo nel corpo e nello spirito.
Ci troviamo così senza saperlo difronte al “muro del pianto”. Subendo e accettando la malattia e la sofferenza che essa ci infonde pensiamo di pagare un debito del quale non conosciamo natura e prezzo. Questa accettazione fa parte degli insegnamenti di dio che sin dalla nascita ci accompagnano e contro di lui non possiamo scagliare la nostrta rabbia, frustrazione, impotenza. Quelli di dio sono insegnamenti infallibili.
Inizia così il nostro declino e non riusciamo a capire perché, quale peccato abbiamo commesso per meritare tanta sfortuna e sofferenza e malattia. Proseguiamo col ripeterci all’infinito questa domande senza risposta e siamo convinti di pagare con la sofferenza da malattia e pareggiare i conti ed intanto perseveriamo sulla stessa strada.
Il “muro del pianto”
Sul muro del pianto dovrebbe esserci scritto “fermati, rifletti, gli errori anche se involontari sono tuoi, tu sei l’artefice della tua vita, ritorna su i tuoi passi e cerca gli errori commessi, correggili, solo allora potrai passare attraveso me senza rompermi e romperti la testa”
Ma se questo fosse vero, entrerebbe in contrasto con dio stesso perché prima detta leggi e se poi non vanno bene la colpa è nostra?
Se fosse così questo è il fallimento di dio, e come facciamo allora a proseguire se siamo stati educati a rispettare le sue leggi tramandate attraveso gli eletti, lo stato. e la famiglia?
Ci sono due modi, o proseguire ad avere fiducia in Dio (maiuscolo per rispetto a chi crede in lui) e sottomettersi alla Sua volonta accettandola (muro del pianto) con sofferenza e rassegnazione oppure se non crediamo più in lui accettare che il “muro del pianto” ce lo siamo costruito noi per aver perseverato negli errori (volontari o no) e anziché fermarci a riflettere per capire dove abbiamo sbagliato e corregge, abbiamo proseguito la strada e perseverato, aggiungendo all’errore eltro errore fino a diventare un muro invalicabile pena il nostro totale fellimento..
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