Il muro invisibile di Harry Bernstein

Creato il 23 gennaio 2012 da Nasreen @SognandoLeggend

Nato nel 1910 vicino a Manchester, figlio di ebrei polacchi ed emigrato con la famiglia negli Stati Uniti dopo la Prima Guerra Mondiale, ha lavorato a lungo come redattore, scrivendo articoli, come freelance anche per testate quali Popular Mechanics, Jewish American Monthly and Newsweek e selezionando soggetti per il grande schermo. Dopo la morte della moglie, nel 2002 , con la quale ha passato sessantasette anni di vita insieme, si è dedicato alla stesura de “Il muro invisibile”, esordio letterario che ha riscosso un buon successo internazionale, finendo nella sestina finale del Premio Bancarella.

“Il muro invisibile” è stato terminato nel 2004, quando Bernstein aveva 94 anni, ed è stato pubblicato nel 2006.

La storia della sua famiglia, che ha ispirato questo suo primo romanzo, prosegue nei suoi due successivi romanzi: “Il sogno infinito” e “Il giardino dorato”. Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita tra Brick nel New Jersey e New York, dove è morto per cause naturali il 4 giugno 2011, qualche giorno dopo il suo 101-esimo compleanno

Il suo ultimo lavoro, “Che cosa è successo a Rose”, uscirà postumo nel 2012, in Italia in anteprima mondiale. Harry Bernstein aveva molti estimatori in Italia, che andavano spesso ad incontrarlo negli U.S.A.


Titolo
: Il muro invisibile
Autore: Harry Bernstein
Serie: //
Edito da: Piemme Oro
Prezzo
: 6,50 euro
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: pag.329
Voto:

Trama:  Harry è un ragazzino di quattro anni, il più piccolo di cinque fratelli. Il padre, un ebreo immigrato dalla Polonia, lavora alle manifatture tessili, sperperando gran parte del suo salario al pub e sfogando sui figli la rabbia per una vita di stenti. La madre manda avanti la famiglia come può, ricorrendo a mille espedienti. La loro povera casa si allinea con altre simili su una strada di ciottoli di una cittadina industriale nel nord dell’Inghilterra. Una strada come tante, ma solo in apparenza, perché al suo centro scorre un muro invisibile: gli ebrei da una parte, i cristiani dall’altra. Due mondi con usanze, credenze, pregiudizi diversi si fronteggiano, quasi non fossero parte di un’unica realtà, quella della miseria. La Prima Guerra Mondiale incombe e con essa eventi che cambieranno per sempre la vita della famiglia e quella della strada. Ma solo l’amore contrastato di Lily, la sorella maggiore di Harry, per Arthur, un ragazzo cristiano, sarà in grado di aprire una crepa nel muro, lasciando filtrare un raggio di luce.

Recensione:
di Debora

A narrare questa storia delicata e toccante è un bambino di 4 anni; egli racconta la sua storia e quella della sua famiglia ebraica in Inghilterra, durante la prima guerra mondiale. L’autore ha voluto raccontarci la sua storia attraverso questo romanzo autobiografico, che si sviluppa in un periodo di circa dieci anni. Anni difficili, caratterizzati da grande povertà e miseria.
I sentimenti che mi hanno accompagnata nella lettura di questo libro sono stati molti, molte le immagini toccanti che ci descrive l’autore; la più bella, a mio parere, è quella in cui la madre di famiglia rende un gioco la raccolta dei panni sporchi e sgualciti dei figli. È un rituale che si svolge ogni giorno alla stessa ora e con i medesimi movimenti: la madre chiede ai figli, che si trovano al piano superiore della casa, di lanciare i panni e lei ne viene letteralmente sommersa.

È una donna forte, che piange nascondendosi dai figli, che sopporta le fatiche e un marito assente, ubriacone e per niente affettuoso. Da notare come l’autore non ci fa mai sapere il nome proprio della donna. Anche lei, nonostante la sua dolcezza, ha i suoi difetti perché è influenzata, nei suoi comportamenti, dai pensieri della gente comune che non accetta il “diverso”. “Il muro invisibile” è, quindi, quello che c’è tra ebrei e cristiani, un muro insormontabile se non per Lily, la sorella più intelligente, che farà di tutto per abbatterlo con il suo amore corrisposto per un ragazzo cristiano.

“Noi ebrei siamo sempre capri espiatori a portata di mano. Sempre, per tutta la nostra storia.”

L’autore esalta poi, a mio parere, in molti passi del libro, l’importanza del cibo, in quegli anni difficili, dedicando molto spazio e descrizioni attente in cui emergono, nei personaggi, sentimenti di puro piacere nel gustarsi qualcosa, o sentimenti di rabbia quando non si può avere qualcosa o ancora sentimenti di gratitudine quando ci è offerto un cibo senza troppa fatica.

La lettura è molto scorrevole e il giusto utilizzo dei dialoghi da parte dell’autore ci tiene incollati alle pagine. Forse io ho letto già troppi libri con una trama simile, con amori incontrastati vittime di pregiudizi religiosi e, forse per questo, mi sono fermata a giudicarlo con “sole” quattro stelle; ma il libro merita davvero perché, pur raccontando fatti e situazioni difficili, lo fa in maniera delicata e strappandoci pure dei sorrisi: anche nelle più grandi difficoltà deve esserci il tempo delle risate e del buonumore.

L’epilogo, però, se paragonato al resto del libro, l’ho trovato troppo duro e con un improvviso cambio della situazione che credevamo risolta. L’autore ha voluto dare un seguito al libro e sicuramente cercherò di leggerlo al più presto.


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