Mi secca dirlo ma All new X-men 01 non sembra del tutto male.
Certo, è un pò presto per urlare al capolavoro, ma ad essere onesti è altrettanto presto per condannarlo.
Lo Scisma è ormai lontano ma tutt'altro che dimenticato, lo scontro con i Vendicatori è finito, e dal ritorno sulla terra dell'entità cosmica nota come Fenice, Scott è tra i personaggi del mondo mutante, ad avere subito più batoste di tutti, il sogno di Xavier, con il quale sembra essere cresciuto ormai è una mera ed irrealizzabile Utopia, e di questo, il signor Summers sembra profondamente convinto.
Il leader che ci ritroviamo nelle pagine di all New X-men, non è molto differente dal Magneto della confraternità dei mutanti malvagi.
I mutanti ricominciano a spuntare in giro per il mondo, e Scott pur di adottarli nelle sue fila, non esita ad attaccare gli umani, gettando in cattiva luce la razza dell'homo superior proprio adesso che si sta ripopolando.
L'incipit strizza l'occhio, anche perchè alle matite c'è il solito e versatile Immonen, stiloso spigoloso e cinetico, e come sempre camaleontico, infatti a sto giro ricorda un pò il francese Coipel.
La speranza è che si dedichi ad una trama più psicologica, che ritorni un pò l'autore di storie che lo hanno reso famoso, dedicandosi più ad uno sviluppo dei personaggi piuttosto che a vuoti dialoghi stancanti e mega-zuffe inutili.
Le ultime pagine dell'albo nonostante il colpo di scena, deludono un pochino, fondamentalmente Bendis ed Immonen non riescono a dare una plausibile versione del passato, d' altronde la continuity Marvel è qualcosa di tremendamente pericoloso da maneggiare, Bendis si rapporta ai personaggi, al divario delle due generazioni, come se queste effettivamente fossero separate da 50 anni di vita di vita editoriale, ma in realtà, anzi nella finzione, all'interno del Marvel Universe, non sono passati più di dieci o venti anni da quando il professor X, arruolò i suoi primi mutanti.
Invece abbiamo i vecchi x-men che per aspetto e dialoghi sembrano degli sgamatissimi ventenni dei nostri giorni, troppo lontani dall'originale e più genuina interpretazione di Lee e Kirby.
Peccato, un primo numero a cui non mi sentirei di dare un voto maggiore di 6 e mezzo 7 (sufficienza piena per merito di Immonen), in cui si percepisce un' ottima intuizione, per ora però poco curata, con lo stesso autore che non sembra cogliere in pieno il potenziale della sua idea, forse per colpa delle rigide regole editoriali della grande major, che ormai predilige la quantità alla qualità, staremo a vedere se il tempo mi darà torto o ragione.
Baci agli x-pupi.