Il nascondiglio – Pupi Avati

Creato il 18 settembre 2012 da Maxscorda @MaxScorda

18 settembre 2012 Lascia un commento

Continua la missione impossibile di Pupi Avati del rendere protagonisti e grandi attori i piu’ insospettabili ed incapaci. Questa volta tocca a Laura Morante, attrice con un solo pregio, anzi due e lascio immaginare quali, perche’ per il resto la signora con la gamma espressiva che spazia dal drammatico al tremendo, faticherebbe anche a vendere gelati bigusto, impresa che almeno ad Accorsi una volta nella vita e’ riuscita.
Avati statunitense e non e’ la prima volta, come non sorprende trovarlo perfettamente a proprio agio perche’ da grande regista quale e’, sa uscire dai suoi cliché e reinventarsi con gli ingredienti a disposizione e che il piatto sia ricco o meno, Avati sa esprimersi sempre alla grande.
Dopo l’antefatto di qualche decennio prima, una notte di gelido inverno nel quale avvengono efferati delitti, la protagonista Morante esce dalla casa di cura nella quale era ricoverata – sentiva le voci – e decide di aprire un ristorante ma le voci, seppur diverse, non cessano e non cessano i misteri che in molti non vogliono svelare.
Si e’ detto molto sul ritorno di Avati al genere thriller/horror e del resto non e’ possibile dimenticare due pellicole come "La casa dalle finestre che ridono" e "Zeder", punte massime del suo repertorio.
Il tema della casa ha rimandi potenti nel passato cinematografico laddove gli americani ce l’hanno cucinata in tutte le salse e noi in Italia abbiamo saputo fare grandi cose con Avati appunto e non ultimo Argento.
Probabilmente il richiamo nato dell’associare "casa", "USA" e "horror" deve essere stato per Avati irresistibile, forse inevitabile, arcano e incantatore.
Nel complesso la pellicola e’ buona, girata benissimo e con sapienza. C’e’ una delicatezza inusuale per questi soggetti, la grazia di un tempo di terrorizzare con un sospiro lasciando gli sbudellamenti ai nuovi barbari. I difetti piu’ evidenti stanno nella scelta della Morante che nemmeno Avati ha saputo rendere decente, persino insopportabile quando starnazza a bassa voce ed incapace di dare un’espressione e quel visino buono a tutto fuorche’ recitare.
Anche lo script ha i suoi buchi e zoppica in piu’ punti, soprattutto nella caratterizzazione dei comprimari che restano appesi a mezze situazioni non troppo definite.
Ad ogni modo Avati e’ un maestro ed e’ una buona occasione per rivederlo in azione su un genere dimenticato per troppo tempo e magari approfittarne per fare confronti recuperandolo nel suo nobile passato.

Scheda IMDB


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