Quel giorno tornò a casa dopo un controllo di routine e vidi subito che non era la stessa.
Non aveva la sua solita fretta di togliersi gli abiti da lavoro e mangiare un boccone prima di rientrare; quando tornava a casa da lavoro andava sempre di fretta, ed era stanca, ma aveva comunque la serenità di chi ha la sua routine perché in fin dei conti tutto andava come doveva andare.
Ma non quel giorno.
Quel giorno le dissero che sotto quella ciste innocua, alla cui presenza si era ormai abituata, si era formato qualcosa che di innocuo aveva ben poco. Qualcosa a cui non ti puoi abituare.
Io avevo poco più di 13 anni; ricordo che il giorno stesso della notizia andai in camera mia, nella mansarda, e lessi tutto il libretto della Manon Lescaut. Mia mamma si chiama come l'opera di Giacomo Puccini, le misero lo stesso nome di sua nonna, figlia del primo ottone nell'orchestra dello stesso Puccini; tutti quelli della sua famiglia venivano battezzati con i nomi delle grandi opere italiane: per cui avevamo la zia Aida, lo zio Otello, la cugina Tosca e così via.
Non ricordo bene la ragione del perché di quella lettura, fu per istinto, credo. Sapevo quale fosse il nome di mia mamma e sapevo che era particolare ma non m'importava più di tanto e non mi ero mai interessata veramente di chi fosse questa signora Lescaut. Quando, quasi inconsciamente, mi resi conto che di lei avrebbe potuto rimanermi solo il nome, presi quel libretto, quasi come per conoscerla meglio, per avere qualcosa in più di lei, da tenere con me, qualsiasi cosa fosse successa.
Fu operata una settimana dopo la diagnosi. Era un tumore maligno e aveva già attaccato i linfonodi. Insieme al male le dovettero asportare anche parte del seno ma non le importò molto perché ciò che contava era fare il necessario. O forse le importava, ma non lo dette molto a vedere; e io, a 13 anni, probabilmente non riuscii a cogliere il significato che potesse avere, per una donna, perdere una piccola parte di sé, della sua femminilità. Io che non ero nemmeno sviluppata, piatta come una tavola, un maschiaccio fuori e dentro.
L'operazione andò bene; seguì la riabilitazione, per mangiare, per guidare, sapendo comunque che il braccio non sarebbe tornato come prima; e poi la chemio, le nausee, le giornate al buio in camera, i capelli che cadevano a manciate; e poi la radioterapia e 5 anni di farmaci antitumorali.
Il sospiro sospeso a ogni esame, quel 'tranquilla Chiara, va tutto bene' e la paura che invece non andasse bene per niente e me lo tenesse nascosto per non farmi stare male. E i primi buoni risultati, più che buoni, confortanti, quelli che trasformano un sospiro sospeso in un sospiro di sollievo. Un sospiro sospeso per anni, un'apnea da fare invidia ai migliori sub. Il sapere che se avesse fatto l'esame di prevenzione 1 mese dopo probabilmente non ce l'avrebbe fatta.
E invece è qui.
Mia mamma ora ha 66 anni e sta bene. Se si ricordasse più spesso quello che è riuscita a passare starebbe anche meglio. E avrebbe più fiducia in se stessa. Io e mia mamma siamo il giorno e la notte; spesso dico che mi rompe le scatole e le rimprovero di essere troppo emotiva e fragile. Un po' per carattere, un po' per le circostanze della vita che allontanano. Ma le sono grata di non essere stata emotiva e fragile nel momento decisivo della sua vita e l'ammiro per questo perché non so io come avrei reagito.
E ringraziare, perché la vita con tutti i suoi imprevisti, buoni e cattivi, non te la dai da te. Perché in fin dei conti le brutte notizie capitano tutti i giorni, a chiunque, anche a gente migliore di noi. E io non mi sento né più brava, né più buona, né più fortunata di altri e penso di poterlo dire anche a nome di mia madre. Per cui non mi scandalizzo per il male che mi capita, ma mi sorprendo per il bene che mi sceglie.
Lo dico ora a distanza di 18 anni perché, dopo un esame dubbio finito per il meglio, posso affermare che questo Bene mi ha scelta di nuovo, personalmente, e non posso che esserne grata, per questo e per ogni giorno che, per un istante, ho pensato stupidamente di non avere.
E infine, sperare di poter dire lo stesso qualsiasi imprevisto la vita mi riservi.
Perché ho raccontato questa storia?
Anche quest'anno Ottobre è il mese della Campagna Nastro Rosa, in Italia a fianco della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), dedicata alla prevenzione del tumore al seno.
E' un dovere raccontare di chi ce l'ha fatta.
qil calendario di visite ed eventiPer conoscere giorni e orari di apertura dell’ambulatorio LILT più vicino, in cui effettuare anche esami di diagnosi precoce e controlli, si può chiamare, per informazioni, il numero verde SOS LILT 800-998877 o consultare i siti www.nastrorosa.it o www.lilt.itdove saranno pubblicati anche gli eventi organizzati nelle varie città italiane nel mese di ottobre.
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