Il naufragio dell’euro

Creato il 31 agosto 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Gli economisti sbagliano e hanno sbagliato, soprattutto, a non urlare l’idiozia di alcuni “vertici mondiali” che stanno operando peggio dei più spietati dittatori. A chi mi riferisco? Oggi a Greenspan, che in 20 anni si è reso responsabile di molti dei guai che la finanza e l’economia stanno attraversando.
Fu lui, sulla base di chissà quale volontà terza, a decretare che il mondo doveva cambiare e che le regole smantellate non dovevano essere rimpiazzate da un nuovo sistema normativo capace di regolare i mercati. Quando altre voci di Wall Street gli chiedevano di trattare con attenzione il mercato dei mutui, lui reagiva con arroganza. Poi l’intero pianeta si è accorto della triste sventura che la cieca e poco illuminata strada dei “maestri folli” ha deciso di far intraprendere all’umanità.


Greenspan potrebbe parlare all’infinito, esternando le sue idee malsane, se non fosse che i suoi piani scellerati determinano il fallimento di intere famiglie e società. Creano povertà, disagio sociale, con tutto ciò che segue ad un deterioramento delle condizioni di vita. Una guerra miete meno vittime civili dei piani di Greenspan.

Non è un caso che Paul Krugman, uomo di ben altro spessore etico, si è domandato, “Ma perchè Greenspan non sta zitto?”. Ovviamente era un invito ad un fastidioso finto profeta del nuovo mondo. Più di una volta Krugman ha affermato che Greenspan e la sua ciurma sono i principali responsabili di ciò che sta accadendo all’economia e alla finanza mondiale.

Eppure altre menti, tra cui l’Italiano Tommaso Padoa-Schioppa, facevano previsioni e prospettavano strategie di lungo termine sull’evoluzione mondiale dei mercati, con una prospettiva di lungo termine, già da qualche anno. Questi sostenevano che tra i principali ostacoli, che individuavano nella realizzazione di un nuovo sistema economico, vi era la tendenza di mercati, politici, consumatori ed azionisti, di operare con orizzonti temporali limitati.

Oggi Greensapn prevede il naufragio dell’euro. Nel 2009, Padoa Schioppa affermava che l’apprezzamento eccessivo dell’euro sul dollaro avrebbe creato problemi alla moneta unica.

Più che sul naufragio di sistemi monetari, nel 2009, si ragiovana sull’introduzione di una moneta unica mondiale. Richiesta a suo tempo dai cinesi, ipotizzata dall’economista Robert Mundell e sperata dall’ex banchiere centrale americano Paul Volcker.

L’introduzione di un sistema unico mondiale è un fatto economico funzionale, a cui dovrebbe far seguito un sistema legale. La crisi in atto pone il problema di un nuovo standard monetario internazionale. Ciò a maggior ragione dopo il venir meno dell’aggancio della moneta con le riserve auree. E’ facile ipotizzare che nel prossimo futuro, quando Cina, Brasile, India diventeranno colossi economici mondiali, gli Stati Uniti non accetteranno la loro moneta come moneta di riferimento mondiale.

Nel 2009, Padoa Schioppa prospettava come praticabile una costruzione a due livelli: uno standard globale governato in comune e monete regionali con cambi non più interamente lasciati al mercato.

Sempre nel 2009, Padoa Schioppa affermava che i conflitti d’interesse tra regolatori e regolati, tra controllori e controllari abbiano influito tantissimo sulla crisi economico finanziaria. Se i modelli interni su cui è basata la valutazione non sono rigorosi e l’autorità pubblica che li deve validare si fida troppo di come sono fatti o non li capisce, allora c’è un problema. Se a loro volta quei modelli sono appoggiati sulla valutazione (rating) di agenzie pagate da coloro stessi che emettono i titoli che esse devono giudicare, allora c’è un problema. Se le regole sui compensi dei manager sono fatte dagli stessi manager o approvate da comitati che non prendono le distanze dai soggetti di cui determinano i compensi, allora c’è un problema. Insomma, così tutto il sistema non ha timone. Il guaio è che continua a non averlo o ad averlo nelle mani di fantasmi innominabili.

Le agenzie di rating guardano al momentaneo umore del mercato. I compensi dei manager sono legati ai risultati ottenuti nel breve periodo. Le politiche economiche sono agganciate alle scadenze elettorali. Questo non è positivo, ma è ancora attuale.

Esistono voci autorevoli, per la lungimiranza delle loro analisi e delle loro visioni. Purtroppo, esistono anche voci serve di piani malsani che annunciano ciò che si è deciso deve accadere. Le prime non hanno risalto. Le seconde, che dovrebbero tacere, vengono amplificate. Così gira il mondo ed il sistema economico finanziario che ha asservito il sistema politico. Se produrre povertà mondiale è un crimine, chi ne è responsabile dovrebbe essere perseguito e non messo ai vertici del sistema.


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