Una guerra, quella contro la libertà di educazione, presente solo in Italia dato che nel resto d’Europa le scuole non gestite dallo Stato vengono finanziate totalmente, o quasi, da quest’ultimo (nel 2012 il Consiglio d’Europa ha raccomandato il rispetto di uguaglianza e parità nella scelta educativa, anche se di quel che dicono i burocrati europei importa poco a chiunque). Proprio perché sono fonte di risparmio e un invito ai cittadini a partecipare attivamente alla vita culturale ed educativa del Paese, senza la presenza dello Stato padre-padrone tanto amato dall’ideologia comunista (non è un caso che gli oppositori delle paritarie siano tutti di estrazione rossa).
Ovviamente anche il neo ministro a Istruzione e Università, Stefania Giannini (Scelta Civica, ordinaria di Glottologia e Linguistica e già rettrice dell’Università per stranieri di Perugia), ha già avuto modo di pronunciarsi seduta in mezzo ai bambini di una scuola dell’infanzia parrocchiale di Padova: «Mi pare che la visita di oggi possa essere un segnale molto chiaro. Lo dico da tempi non sospetti: la libertà di scelta educativa deve trovare anche in Italia un suo spazio politico e culturale concreto, occorre darle una visibilità politica. E servono misure perché le scuole paritarie possano essere una delle opzioni per le famiglie». Non solo: «la scuola paritaria è uno dei punti del sistema che funziona meglio quindi si tratta di rafforzarla».
Il messaggio della Giannini segue lo stanziamento di 483 milioni, comunicato dal Miur pochi giorni dopo l’insediamento del governo Renzi, a sostegno della scuola paritaria. E’ proprio il Ministero dell’Istruzione (MIUR) ad aver certificato che la presenza delle scuole paritarie in Italia garantisce un risparmio per lo Stato di oltre 6 miliardi di euro, fondi utili per essere investiti anche nella scuola statale che, assieme a quella paritaria, forma il nostro sistema scolastico pubblico.
La redazione