Il Neujahrskonzert della Staatsorchester Stuttgart

Creato il 03 gennaio 2016 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
La prova generale del Neujahrskonzert. Foto: Stefanie Faber/FB

Non solamente a Vienna, ma in tutto il mondo musicale autriaco e tedesco il Capodanno si festeggia a suon di musica. Forse non tutti sanno infatti che il celebre Neujahrskonzert dei Wiener Philharmoniker, senza il quale per i melomani non è possibile immaginare l’ inizio del nuovo anno, è solo il più famoso e mediaticamente diffuso in una vasta serie di appuntamenti analoghi che più o meno tutti i grandi complessi sinfonici dell’ Austria e della Germania propongono tra la sera di San Silvestro e il giorno di Capodanno. Anche la Staatsoper Stuttgart ha da sempre in cartellone un Neujahrskonzert, il cui programma è generalmente dedicato a un repertorio di facile ascolto e che per i melomani di queste parti costituisce naturalmente l’ occasione di incontrarsi e scambiarsi gli auguri. Quest’ anno sul podio della Staatsorchester Stuttgart è tornato Manfred Honeck, il cinquantasettenne maestro austriaco che, dopo i suoi cinque anni di lavoro come Generalmusikdirektor della Staatsoper dal 2006 al 2011, sta percorrendo una splendida carriera internazionale che lo ha reso uno tra i direttori più apprezzati del momento. Attualmente Manfred Honeck ricopre il ruolo di Music Director alla Pittsburgh Symphony Orchestra, incarico ricoperto in passato da nomi di spicco quali Otto Klemperer, Fritz Reiner, Victor De Sabata, William Steinberg, André Previn, Lorin Maazel e Mariss Jansons; il suo contratto è stato recentemente prolungato fino al 2020.

Anche se la sua attività internazionale si svolge a un ritmo serratissimo, l’ ex assistente di Claudio Abbado continua a collaborare regolarmente con la Staatsorchester Stuttgart e quando torna a dirigere qui da noi il pubblico gli riserva sempre grandi festeggiamenti. Così è stato anche per questo appuntamento che Honeck a voluto dedicare a un programma vocale e strumentale di valzer e operette viennesi, in cui una Staatsoper gremita, con i biglietti andati esauriti da diverse settimane, è stata letteralmente trascinata all’ entusiasmo dalla fulminante serie di esecuzioni che il direttore austriaco ci ha fatto ascoltare. Manfred Honeck ha studiato a Vienna ed è stato per anni membro dei Wiener Philharmoniker come violista, quindi ha davvero nel sangue la flessibilità agogica e l’ eleganza di fraseggio che sono i requisiti indispensabili per interpretare questa musica. Ma non è solo questione di ritmo, per il repertorio viennese occorre anche una qualità di suono che il maestro di Nenzing ha splendidamente ottenuto in questa occasione da una Staatsorchester Stuttgart in serata di gran forma che ci ha fatto ascoltare quel timbro pieno, caldo e cantabile senza il quale queste musiche perdono almeno la metà del loro fascino. Tutto questo è apparso evidente fin dal primo brano, che era l’ Ouverture Dichter und Bauer di Franz von Suppé trasformata da Honeck in una vera festa di colori e ritmi dal ritmo intenso e serratissimo che dalle morbide frasi dei violoncelli nelle battute iniziali trapassava gradatamente in un fuoco d’ artificio di sonorità nella conclusione, con una progressione ritmica calcolata in modo perfetto.

Come primo brano vocale seguiva “Als flotter Geist”, l’ aria di Sandor Barikay da Der Zigeunerbaron di Johann Strauss cantata dal tenore Matthias Klink, uno dei cantanti più apprezzati dal pubblico della Staatsoper e che si dedica con successo anche al repertorio operettistico del quale ha inciso due CD. Bella esecuzione, ricca di uno slancio ed entusiasmo magnificamente messi in rilievo dall’ accompagnamento orchestrale in cui spiccava il tono elegantissimo conferito da Honeck alla melodia di valzer sulle parole “Ja, das alles auf Ehr” che chiude le due strofe del brano. Dopo una spettacolare esecuzione della Polka Ohne Sorgen di Josef Strauss, condotta a un ritmo serratissimo ma senza che venisse mai meno la chiarezza nell’ esposizione dei temi, era il turno di Simone Schneider, un’ altra beniamina del pubblico di Stuttgart, con “Meine Lippen, sie küssen so heiss” da Giuditta di Franz Lehár. Anche qui va sottolineata l’ accuratezza dell’ accompagnamento nel rendere i trapassi fra re maggiore e re minore  e l’ andamento sincopato della linea melodica oltre ai colori morbidi degli strumenti in perfetta sintonia con la linea vocale. La Schneider e Klink hanno poi dato vita a un’ esecuzione estatica e sognante del celebre duetto “Lippen schweigen” da Die lustige Witwe che faceva seguito al Valzer Weana Madl’n op. 238 di Carl Michael Ziehrer e precedeva la straussiana Furioso-Polka con cui Honeck ha chiuso la prima parte in maniera letteralmente esplosiva.

Dopo la pausa, il tono autenticamente viennese che Honeck è riuscito a conferire a “Herrreinspaziert“, valzer tratto dall’ operetta Der Schätzmeister di Ziehrer ci ha ricondotti nell’ atmosfera asburgica così bene evocata dal direttore. Splendida la passionalità del canto di Simone Schneider e Matthias Klink nel duetto “Weißt du es noch?“ da Die Csardasfürstin di Emmerich Kalmán seguito dalla Plappermäulchen-Polka di Josef Strauss nella quale i passi ritmici affidati alle Drehrädchen erano eseguiti con grande precisione da cinque bambine abbigliate in costume tirolese i cui genitori, naturalmente, hanno applaudito con una foga speciale. Successivamente, Matthias Klink ha intonato con un bello slancio e note acute molto pulite l’ aria “Freunde, das Leben ist lebenswert“ dalla Giuditta e Honeck ha conferito toni soffici e delicati al gioco dei fiati nella Polka Im Krapfenwaldl di Johann Strauss. Con l’ aria “Heia in den Bergen“ dalla  Csardasfürstin, cantata in modo davvero eccellente per eleganza, malizia di fraseggio ed espansione vocale, Simone Schneider ha probabilmente toccato il punto di più alto di una prestazione complessivamente davvero di classe. A conclusione del programma Honeck ha eseguito il celeberrimo An der schönen blauen Donau, nel quale la prestazione dell’ orchestra ha toccato i vertici per bellezza di timbro e compattezza d’ insieme. Trionfo finale e due splendidi fuori programma: il duetto “Tanzen möcht‘ ich“ ancora dalla Csardasfürstin e la Polka Unter Donner und Blitz nella quale Honeck ha fatto letteralmente esplodere un vero e proprio arcobaleno di sonorità che ha strappato una vera ovazione al pubblico della Staatsoper. Non temo di sbilanciarmi: dopo una prestazione di questo livello, i Wiener Philharmoniker farebbero bene a prendere in considerazione la candidatura di Manfred Honeck a dirigere uno dei prossimi Neujahrskonzerte viennesi. Non ci sono, al momento attuale, molti altri direttori capaci di eseguire questa musica con una tale raffinatezza, immedesimazione stilistica e forza espressiva. Davvero, l’ anno nuovo qui a Stuttgart non poteva cominciare in maniera migliore.