“Il New Jersey cantato da Springsteen” di Emanuele Reguzzoni.

Creato il 19 dicembre 2012 da Fasterboy

Busto Arsizio – dal 15 dicembre al 19 gennaio, la Biblioteca Civica la mostra fotografica “Working Class Heroes. Il New Jersey cantato da Springsteen”, personale di Emanuele Reguzzoni, che, sulla traccia delle canzoni di Bruce Springsteen, ritrae i luoghi del New Jersey. La mostra si inserisce all’interno del progetto Spazio Arte Giovane, dedicato alla presentazione di giovani artisti, giovani curatori, giovani scrittori e poeti. Lunghe strade deserte, verdi distese sconfinate, paesini dai bassi edifici e case in legno con il portico e l’immancabile bandiera americana, auto d’epoca, pontili e spiagge assolate, bar e locali in abbandono. Sono questi i luoghi di Bruce Springsteen, immagine di un’America di periferia, lontana dai grandi centri internazionali e che pare dimenticata, ma che conserva un suo fascino e una sua poetica.Emanuele Reguzzoni ha viaggiato nel New Jersey sui passi di Bruce Springsteen, guidato dalle sue canzoni, vivendo queste terre alla riscoperta del mito, scovandolo nei luoghi narrati nei suoi testi, e restituendoceli oggi attraverso le sue fotografie nella loro immediatezza presente. Sono spazi spesso privi di presenza umana, paesaggi naturali immensi o angoli di città, che ci parlano del “Boss” ma anche di una classe media che lui stesso ha raccontato. È la città di Asbury Park a dare il nome a “Greetings from Asbury Park, NJ”, il primo album di Springsteen del 1973, che da questo momento in poi canterà spesso del suo paese, delle sue radici e della sua gente, una classe operaia ordinaria, ma orgogliosa ed affascinante, con le sue storie e i suoi sogni, a cui Springsteen sentiva di appartenere profondamente, ma da cui, contemporaneamente, voleva scappare. Il suo desiderio di evasione l’ha portato a diventare la leggenda del rock che ancora è, ma il suo sentimento di appartenenza l’ha ancorato a quei luoghi, dove tuttora vive e tiene il “warm up”, le prove generali dei suoi tour internazionali. Le fotografie esposte trasmettono quel senso di vuoto tipico delle periferie urbane, e in particolare modo quelle americane, ma allo stesso tempo creano un’atmosfera quasi di sospensione, di attesa di qualche evento, di una possibilità sperata, che effettivamente può essere realizzabile. Lo fanno attraverso vedute realizzate con il grandangolo, dai colori volutamente tenui, quasi spenti, con un effetto simile alla pellicola degli anni ‘70, e riprese diagonali che restituiscono un’idea di profondità estremizzata. I luoghi suggeriscono ed evocano più che mostrare chiaramente: grandi spazi aperti e disabitati, o in cui la presenza umana è minima, si alternano a vedute di città in cui lo sguardo si concentra su dettagli significativi della tradizione.  Soggetti che ci parlano di un passato forse più glorioso, oggi con malinconia, ma dove ancora si può trovare l’America vera, genuina, basata sul lavoro della working class e dove ancora si respira la presenza del Boss. Le fotografie sono accompagnate dal racconto di un giovane scrittore emergente, che per l’occasione si è lasciato ispirare dalle immagini e dai luoghi: Paolo Gamerro presenta “L’ultimo”.

Orari di apertura : da lunedì a venerdì 9.00 – 19.00, sabato 9.00 – 18.00


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