Il Nicaragua vara l’ambizioso progetto di un canale tra gli oceani Atlantico e Pacifico

Creato il 15 giugno 2012 da Eldorado

Il Congresso del Nicaragua ha iniziato questa settimana la discussione di un progetto per la costruzione di un canale che unisca l’Oceano Pacifico con l’Atlantico. L’approvazione non dovrebbe tardare, visto che i parlamentari prevedono di votare (a favore, naturalmente) per metà luglio. Allo stesso tempo sono iniziati i negoziati con i probabili soci di questo mega-affare: Russia, Brasile, Venezuela e Cina, a cui sono stati spiegati anche i dettagli. Il consorzio misto vedrà lo Stato nicaraguense possedere il 51% delle azioni, mentre il restante 49% verrà consegnato agli investitori. Costo dell’operazione, 30.000 milioni di dollari, con una durata dei lavori dai cinque ai sei anni, in tempo insomma per una inaugurazione in grande stile nel 2019. Nelle previsioni, il canale assorbirà quasi il 4% del traffico marittimo mondiale, attraendo innanzi tutto i mercantili e le navi da crociera dirette verso la parte settentrionale del continente americano. 
Il progetto è ovviamente un’alternativa al Canale di Panama, che in questi anni sta subendo un processo di ampliamento che, una volta conclusi nel 2015, non saranno comunque sufficienti per soddisfare tutto il traffico marittimo tra i due oceani.
L’idea nicaraguense non è nuova, anzi ha più di 160 anni ed è anteriore a qualsiasi altro piano che interessò successivamente la regione panamense. Ad attuarla ci provarono i primi presidenti della nazione centroamericana e, soprattutto, William Walker, un avventuriero del Tennessee che nel 1856, al soldo del capitale degli Stati confederati, cercò di stabilire in Nicaragua una repubblica bianca e schiavista. Lo scopo era appunto quello di trasformare in un’unica via d’acqua, la rotta che univa San Juan del Norte (sull’oceano Atlantico) con Corinto (su quello Pacifico), che serviva agli emigranti per raggiungere la California dalla costa est degli Usa in pieno progresso verso la nuova frontiera.  Prima il fiume San Juan, quindi il lago Cocibolca (il Gran lago del Nicaragua) assicuravano un tragitto molto più comodo di quello poi scelto più a sud, nelle insalubri paludi panamensi. 
L’avventura di Walker finì nel sangue ma, soprattutto marcò per sempre il Nicaragua che, negli interessi di Washington, apparve da allora come un paese infido ed insicuro. Il canale si fece quindi a Panama, dove gli Usa procurarono una secessione dalla Colombia ed un governo fantoccio, oltre ad una zona che assicurava loro il controllo sulla regione.
A distanza di un secolo dalla realizzazione del Canale di Panama, il Nicaragua cerca di recuperare il tempo perduto e lo fa nell’ambito di una favorevole situazione geopolitica che lo vede parte di un blocco, quello dell’Alba, che gli garantisce finanziamenti e clienti. Il percorso scelto è quello di sempre: dal San Juan al Cocibolca e quindi il taglio di una porzione terrestre. I progettisti sinora non hanno rivelato quale sarebbe la zona prescelta, ma uno sguardo alla cartina induce a pensare che dal porticciolo di La Virgen i chilometri che separano il lago dall’Oceano Pacifico non sono poi molti. 
Unico impiccio, sinora, la denuncia presentata dalla Costa Rica alla Corte internazionale di Giustizia per l’occupazione delle truppe nicaraguensi di un anfratto sul fiume San Juan che i ticos reclamano come proprio territorio. Una questione di non poco conto: la Costa Rica ha fatto sapere che attende i progetti per studiarli ed impugnarli se ne fosse il caso. Il fiume San Juan, infatti, marca la frontiera tra i due paesi. Pur essendo questo totalmente nicaraguense, l’accordo di confine prevede che la Costa Rica emetta un’opinione. Opinione che, secondo Managua non è vincolante ai fini del compimento di un’opera che, secondo le parole di Daniel Ortega rappresenterà ¨il culmine delle aspirazioni storiche del Nicaragua¨.


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