Ph. presa da qui, dove si spiega come costruire un nido.
Ai confini di una delle nostre città inquinate, cera una strada costeggiata da alcuni alberi spogli, un giorno qualsiasi di inizio di un inverno come tanti altri. Freddo e coperto dalla nebbia.
Tutto scorreva regolare e lento, come il traffico di un mattino di dicembre simile a tutti i mattini di dicembre da molto tempo a quella parte. Ma bastava salire in cima a uno dei tanti palazzi che si affacciavano sul filare di alberi per assistere a uno spettacolo diverso.
Un corvo se ne stava aggrappato a uno dei rami più altri e gracchiava tanto da produrre il suono di uno stormo intero. Mentre sopra di lui, componendo figure armoniose, volavano energici alcuni gabbiani, in silenzio e composti, con una loro bellezza tale da assomigliare a una danza. Gli giravano proprio intorno ma non riuscivano a posarsi su nessun ramo perché lui li teneva alla larga con la sua voce potente.
Il corvo nero pareva sentirsi minacciato e voler presidiare i rami come se temesse che i gabbiani bianchi glieli rubassero tutti. La scena era così particolare da sembrare una partita a scacchi o a dama, dove i neri fossero rimasti con un'unica pedina. Benché si difendesse con tutte le sue forze, e la sua anima, il corvo aveva in effetti tutta l'aria di una creatura sola e quasi sconfitta.
A pochi metri di distanza, un uomo, in quello stesso istante, saliva su un tram. Ci saliva a fatica, perché era anziano e il tram era gremito di persone. Il divieto del traffico aveva reso la circolazione più fluida all'esterno ma più difficoltosa all'interno dei mezzi pubblici, che strabordavano di persone, carrozzine e cani.
Il signore anziano si riconosceva nella folla perché, sotto l'occhio destro, aveva un livido grande, segno di una recente caduta, e una mano fasciata. Poteva tuttavia muovere tutte le dita, tra le quali reggeva un sacchetto di medie dimensioni. E nel complesso pareva ancora in salute. Dentro al sacchetto aveva un nido. Lo aveva fatto costruire dal nipote come esercizio a piacere di manualità alla scuola elementare. E il nipote si era così impegnato da aver creato un nido molto funzionale e solido. Avesse potuto, ci si sarebbe trasferito il nonno stesso da quanto dava l'idea di essere accogliente.
Quel giorno era andato a prendere il nido che aveva comprato al nipote con una mancia consistente. Al ragazzino il nido non serviva più e, dopo aver conquistato un "bravissimo" scritto in rosso dalla maestra poteva dirsi soddisfatto. Era un bambino pragmatico e aveva il senso degli affari. Il nonno dal canto suo si era mostrato interessato a quel nido come a poche cose nella vita e la trattativa non poteva andare meglio di così.
Il signore dal tram era infine sceso con più agilità che alla salita, e un po' di adrenalina cominciava a dargli la carica per compiere la sua missione. Da giovane era stato un tipo piuttosto atletico ed era cresciuto in campagna, prima di trasferirsi nella città inquinata. Conosceva l'arte di arrampicarsi sugli alberi.
Aveva deciso di salire su quello specifico albero da un bel po', e poco importava se di recente era caduto al supermercato bollandosi la guancia. Ce l'avrebbe senz'altro fatta a salire con le sue forze e a raggiungerle il merlo.
E così fu. Il vecchietto riuscì nel suo progetto in tempo per regalare a Natale un nido di carta, rametti e colla al merlo solitario. Dove l'avrebbe poi sistemato e come avrebbe vissuto di lì in avanti non lo sapeva ancora. Ma di certo aveva smesso di gracchiare con tutta la voce che aveva in corpo e i gabbiani si erano potuti riposate sui rami degli alberi che adesso, da lontano, sembravano coperti di un manto di neve di un bianco incantato.