Ritengo quindi doveroso aggiornare queste pagine circa la riuscita del nostro secondo ufficiale cimento nell'impresa ( vi ricordo il primo esperimento).
Dunque stavolta decido di provare con il colorante in polvere portatomi dal beduino (pare che nella cucina araba lo si usi molto per "colorire" i piatti... mah! Comunque in negozio da lui va alla grande!)
Quindi con Mimi misceliamo farina, sale, cremor tartaro, e aggiungiamo una di queste bustine.
Due bustine: non si vede alcun pigmento, forse una era troppo poco per tutta questa farina... tre bustine, quattro... Mimi, tieni: aiutami anche tu. Svuota questa bustina. Anche questa.
Insomma: per farla breve ci mettiamo una cifra non ben identificata di queste bustine in polvere, e il colore... ancora niente.
Decido per il sì e per il no di infilarci dentro anche un po' di aroma all'acqua di rose (questi arabi aromatizzano persino l'acqua che bevono): male non farà di certo.
Ma ecco... miracolo! A contatto con un qualsivoglia liquido il colore esce fuori!
Un bel giallo che più giallo non si può (Azz', stai a vedere che di bustina ne bastava alla fine pure una...)
In pratica giallo-evidenziatore...
- Mimi, non mangiare il didò liquido. Mimi, non mangiare il didò liquido. Mimi, non mangiare il didò liquido, ché fa schifo. Mimi non... e vabbé, e allora mangialo!
- Buono?
- No, mamma: è un pochino cchifodo.
- Ah, ecco.
E poi la cottura.
Attenzione: a vederlo così parrebbe che non è venuto un beneamato ciufolo. NO?
E invece: mai disperare. Sì invece impastare.
Impastare è la chiave di tutto.
Impastare all'acqua di rose.
Impastare all'evidenziatore giallo, anche se vi diventano le dita fluorescenti...
E alla fine, si potranno ben inaugurare i timbrini regalo dell'amica Rosetta...
- Mamma, guadda: ho fatto me!- Mh. E io chi sono?- Tu sei la ttrega Grimilde.- Ah. Beh, grazie.(E pensare che ho immolato la mia domenica a farti il didò...)
L'unica pecca: abbiamo messo il colorante nell'impasto di base. Quindi ci siamo ritrovate con tipo un chilo di didò giallo-fosforescente.
Però: aggiungendo in post-produzione il caro vecchio colorante liquido rosso abbiamo ottenuto un bellissimo arancione brillante.
Aggiungendo il caro vecchio azzullo abbiamo ottenuto un bellissimo verdino-pisello-brillante che la mia reflex mezza sbroccata si è rifiutata di fotografare. Pazienza: credetemi sulla parola.
Impossibile invece ottenere qualsivoglia rosso o verdi più scuri di quel verdino-pisello lì, immagino a causa delle proporzioni spropositate di colorante giallo per cous-cous utilizzato.
Devo dire che questa esagerazione di colorante ha dato risultati di una brillantezza che non avrei mai potuto sperare con i soli colori liquidi usati la volta scorsa, che ci avevano limitato a una gamma di colori molto acquarellati, sbiaditi.
Pollice in su dunque al colorante beduino.
Poi, per chi volesse al volo imitarci senza stare a cercare due ore nel web e confrontare ricette più o meno simili ma pur sempre dissimili, ecco a voi la nostra, pratica e veloce (ricordo che il cremor tartaro io l'ho ordinato in farmacia, non avendolo reperito in nessuno dei 119 supermercati in cui l'ho cercato -scherzo: erano solo 2!-)
RICETTA (semplificata e corretta):
- 2 tazze di farina
- 1 tazza di sale fino
- 2 tazze di acqua calda (non bollente!)
- cremor tartaro: 20g.
- 1 cucchiaio di olio di semi (o altro olio)
- colorante alimentare in polvere (noi abbiamo messo tipo 6-7 bustine, ma suppongo che ne basterebbero anche molte meno)
- aroma di acqua di rose (mah! suppongo vada bene qualsiasi altro aroma a piacimento)
Ora sorge spontanea una domanda: ma 'sto cremor tarataro, nell'economia del didò, a che accidenti serve? Quale sarà la sua funzione? Mistero.
(Se ci fosse qualche chimico in ascolto che volesse illuminarmi...)