C'è però un problema: stabilire con certezza se un campione organico proviene effettivamente da Marte o da un altro corpo planetario, ed escludere la possibilità della contaminazione terrestre. E' per questo motivo che i ricercatori di MIT e di Harvard hanno sviluppato una nuova tecnologia per la ricerca e l'analisi di patrimoni genetici appartenenti a possibili forme di vita extraterrestri.
Il concetto è basato su diversi elementi ormai dati per certi se si parla di Marte. Uno di questi è la straordinaria somiglianza che Marte e la Terra avevano milioni di anni fa: il clima dei due pianeti era abbastanza simile, ed è ragionevole supporre che qualunque cosa fosse in grado di sopravvivere su un pianeta fosse capace di farlo anche sull'altro.
Nel corso dell'evoluzione planetaria, circa un miliardo di tonnellate di roccia ha viaggiato per milioni di chilometri nello spazio, coprendo la distanza Marte-Terra e precipitando sul nostro pianeta. Sappiamo che alcuni microrganismi sono in grado di resistere allo shock del viaggio e dell'impatto sulla Terra, oltre al fatto che ci sono forme di vita che potrebbero sopravvivere per migliaia di anni in attesa di condizioni tali da poter riprendere tutte le attività biologiche più complesse.
Insomma, abbiamo ormai accertato che negli ultimi 2-3 miliardi di anni di anni ci sono state condizioni favorevoli affinchè lo scambio di materiale organico tra Terra e Marte potesse avvenire. Non c'è certezza che questo scambio si sia davvero verificato, ma è un'ipotesi sull'origine della vita sul nostro pianeta che non va di certo scartata.
Ma come comprendere se effettivamente le specie viventi terrestri hanno antenati su Marte? L'unica soluzione è studiare il Pianeta Rosso, ormai biologicamente morto (pare) ma con condizioni tali da poter conservare tracce e fossili di origine biologica per un periodo molto più lungo rispetto a quanto si verifica sulla Terra.
L'apparecchio ideato dal MIT, chiamato SETG (Search for Extra-Terrestrial Genomes), è in grado di prelevare un campione di suolo marziano, di isolare ogni eventuale microrganismo vivente o fossile presente nel campione, e estrarre il materiale genetico per analizzarne la sequenza. "E' un grande progetto" dice Christopher Carr, ricercatore del MIT, "ma se andiamo su Marte e troviamo forme di vita imparentate con noi, potremmo aver avuto origine su Marte. Oppure, se la vita è iniziata qui sulla Terra, potrebbe essere stata trasferita su Marte. In entrambi i casi, potremmo essere imparentati con la vita marziana".
Entrambi i pianeti erano in passato ricoperti d'acqua, con condizioni tali da poter consentire lo sviluppo della vita come noi la conosciamo. In tempi moderni, Marte ha perso la maggior parte della sua acqua, ma è possibile che continui ad esistere acqua liquida sotto la superficie.
"Oggi, su Marte, il posto migliore per cercare la vita è lo strato di terreno sotto la superficie".
Lo strumento elaborato dai ricercatori può scavare sotto la superficie marziana, prelevare un campione dallo strato di terreno che offre maggiori probabilità di trovare componenti organici, e studiare eventuali componenti biologiche dei campioni attraverso le tecniche comunemente utilizzate sulla Terra per l'analisi genetica.
In aggiunta, viene eseguita una ricerca su frammenti di DNA particolarmente comuni tra le specie viventi terrestri, allo scopo di cercare somiglianze tra patrimoni genetici provenienti da due differenti pianeti e confermare, o smentire, l'ipotesi della panspermia marziana.
Perchè pensare che sia Marte ad aver dato origine alla vita sulla Terra, e non sia stato il nostro pianeta ad aver esportato materiale biologico nello spazio? Una semplice ragione di buon senso: le dinamiche orbitali ci dicono che è 100 volte più semplice che una roccia marziana si "metta in viaggio" verso la Terra, piuttosto che il contrario.
Occorreranno probabilmente altri due anni per il completamento del SETG. I ricercatori stanno ultimando il prototipo e procederanno a breve con i test. Non è ancora previsto l'impiego di questo apparecchio in una delle future missioni su Marte, ma pare sia facilmente adattabile alla trivella di un lander o di un rover.
"Non è improbabile che la vita su Marte possa essere legata alla vita sulla Terra, e condividere una genetica comune" dice Christopher McKay, astrobiologo della NASA. "In ogni caso, sarebbe importante mettere alla prova questa ipotesi".
Are you a Martian? We all could be, scientists say -- and new instrument might provide proof