Già in diverse iniziative, come il Forum Nucleare Italiano, hanno partecipato ben 4 atenei italiani (Milano politecnico, Roma sapienza, Pisa e Genova). Ingegneria, chimica, fisica, matematica.. tutte facoltà che sono state, sono e saranno protagoniste dello scenario atomico nel nostro paese. Leggevo che ci sarà un test d’ingresso il 7 settembre per accedere a corsi di laurea e master presso tutti i sopracitati atenei, con la speranza che dagli oltre 9200 nuovi studenti possano emergere dei nuovi Enrico Fermi. D’altro canto, sono circa 80 anni di esperienza nella formazione che parlano per queste realtà accademiche. È da così tanti anni infatti che in Italia si studia e si fa ricerca nel campo del nucleare. Non a caso ricordo bene che eravamo, e siamo, fra i paesi che sfornavano le migliori menti.
Presso l’Università di Padova è attivo da 2 anni il corso di laurea magistrale in Ingegneria energetica, fra cui spicca l’ insegnamento in Impianti nucleari. Ai giovani studenti è stata anche data l’opportunità di visistare un vero impianto nucleare in Slovacchia, Paese nel quale la fisica nucleare si comincia già a studiare sui banchi delle elementari!
Ma per fortuna anche noi siamo ancora in tempo per recuperare: con il nucleare, e soprattutto con il proliferare di nuovi corsi unievrsitari ad hoc, si potrebbe evitare la fuga di cervelli e permettere a questi giovani scienziati (e anche ai meno giovani) di applicare direttamente qui e sul campo tutto il proprio ingegno e il proprio sapere. Ricerca, formazione universitaria, occupazione, investimenti e quindi economia, industria: sono questi gli ambiti che beneficeranno maggiormente del ritorno all’energia atomica.