Comprate e sarete felici.
Emo, ergo sum.
Sto parlando del consumismo, naturalmente. Di quella smania che ci spinge a fagocitare beni e oggetti, pur di (ri)affermare un'identità ormai fragile e vacillante.
Un avversario infido - come dicevo - poiché capace di trasformarsi secondo le suggestioni del momento.
La provocazione più grande ha iniziato a insinuarsi nelle nostre case già da qualche anno, ma ha acquistato una forza sfacciata dopo il vertice di Copenhagen.
E' il nuovo consumismo sapientemente dipinto di verde dalle industrie più ciniche.
Ecco come ne parla Ecoalfabeta in un profetico post del 2007:
Quando si tratta di parlare di questioni ambientali, sembra proprio che i pubblicitari diano il peggio di sè.
Qualche tempo fa la nostra azienda elettrica pubblicizzava un contratto energetico in cui si veniva forniti solo da energie rinnovabili, come se la rete non fosse una sola, per cui tutte le energie si mescolano; per pubblicizzarlo hanno avuto la luminosa idea di mettere una pianta dentro il bulbo di una lampadina a incandescenza, che come ben si sa è l'esempio per eccellenza dello spreco energetico.
La scorsa settimana, un' azienda di vestiti ha lanciato la sua linea global warming ready; modelli e modelle erano ritratti presso il monte Rushmore diventato lo scoglio di un lago o la grande muraglia protetta di sabbia. Nelle foto, Londra era diventata una piccola isola, in compenso, Venezia era invasa dai pappagalli, ma l'acqua non era salita nemmeno di un centimetro (potenza del Mosè?).
Ieri infine ho visto che una delle case costruttrici di Formula 1 ha presentato un auto senza i bollini degli sponsor, ma con il pianeta dipinto sulla carrozzeria, in nome dell'impegno ambientale del costruttore. Qualcuno dovrebbe però spiegarmi cosa c'è di ecologico nella F1...
Quali saranno le prossime trovate?
Una centrale nucleare con su dipinte le margherite?
Un bombardiere con l'immagine di John Lennon?
C'è poco da ridere. Sfioriamo piuttosto il grottesco, se pensiamo alle ultime pubblicità di alcune macchine, che aprono gli spot con immagini di verdi scenari, digitali purpuree in fiore, declamando slogan sull'amore per l'ambiente. Vedendoli per la prima volta, gli si presta addirittura attenzione: «Thò, che sia uno spot su qualcosa di intelligente?». Macché. E' un'automobile.
E che dire dei detersivi? Ecologicamente devastanti, quelli che troviamo al supermercato, ma presentati come una risorsa insostituibile per combattere l'inquinamento ambientale. «Ne basta poco, così dimezzi i consumi e non fai male a Madre Natura...» Già. Ma pur sempre di veleno si tratta, poco o tanto che sia. E questo non ce lo dicono.