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Il nuovo spot turistico di Siviglia: venite, amiamo la gente. Ma la amano davvero?

Da Rottasudovest
Arriva ottobre, uno dei mesi più consigliabili per fare una scappata a Siviglia, viste le temperature tiepide, le giornate lunghe e la gastronomia a base di ingredienti della stagione (i funghi in primis), e l'Ente del Turismo della città lancia un video, all'interno di una campagna di promozione, Ven a Sevilla (Vieni a Siviglia), per ricordare che i sivigliani amano la gente. Il protagonista è Índigo, un giovane cantante sivigliano, che ha ottenuto una certa popolarità pubblicando le sue canzoni su youtube e che è arrivato a essere finalista del casting della versione tedesca di X Factor. Mentre il giovanotto, occhi chiari e sorriso in evidenza, canta una canzone scelta non a caso, We love people (Amiamo la gente), alle sue spalle scorre Siviglia. I suoi posti più famosi, la sua luce più accattivante, le sue palme, la sua gente; si vedono molti smartphone e molti whatsapp, che rilanciano l'invito a raggiungere Siviglia in ogni parte d'Europa; e si vedono aerei carichi di giovanotti europei desiderosi di una giornata sivigliana. Si termina sulle Setas, al tramonto, con in mano un drink, molta musica e molta voglia di stare insieme, mentre la Giralda guarda da lontano. Il ritmo della canzone è accattivante, i posti sono quelli che non si possono perdere, l'idea di mescolare nuove tecnologie, Europa e Siviglia in una campagna di promozione è affascinante e viene voglia di imitare i giovanotti che si cercano un biglietto aereo su Internet e partire.  La cosa più bella del video, a parte gli occhi chiari di Índigo, usati  con molta disinvoltura, è la vista dalle Setas della plaza de la Encarnación: è bello che, così polemiche durante la loro costruzione, le setas siano entrate immediatamente nell'immaginario cittadino e che i sivigliani le promuovano come uno dei migliori posti non solo per prendersi un drink, ma anche per godere di una delle migliori viste della città (sono altamente consigliabili, anche se i non sivigliani pagano 1,40 euro, per salire su).  Non apprezzo particolarmente i video giovanilistici, in cui tutti cantano, ballano, si divertono e si sforzano di mostrare quanto sono felici e quanto non vedevano l'ora di stare insieme. Suonano sempre un po' forzati e poco naturali. Per me sono poi strani, se la protagonista è Siviglia: non ricordo un sorriso sivigliano, nei bar, nei ristoranti e nei locali a uso turistico (ma anche nei supermercati), prima della grande crisi del 2008.
E' solo da pochi anni che i sivigliani hanno scoperto che se dicono Buenos dias in un negozio o se accompagnano con un sorriso gli  sbrigativi Que quieres (che vuoi) o Que te pongo (cosa ti dò) della loro lingua a chi devono servire alla panetteria di un supermercato o se ti danno il resto guardandoti negli occhi o anche solo dicendoti gracias in un'edicola, non casca il mondo e rimangono persino più simpatici. Prima era proprio difficile che riuscissero a farlo. Adesso la loro asignatura pendiente, il compito da terminare, è non farti aspettare un quarto d'ora prima di portarti il resto al tavolino di un bar (in Mateos Gago una volta ho detto che se pagare il mio conto era un problema, potevo andarmene anche subito, no problem: si sono dati una mossa immediatamente e il trucco adesso è non aspettare che ti portino il conto, ma andare direttamente alla cassa, i tempi di attesa non si annullano, ma almeno si dimezzano).  A volte mi chiedo come sarebbe Siviglia senza i sivigliani, senza il seseo del loro accento, senza l'indifferenza con cui guardano ai turisti e agli stranieri in genere, senza il narcisismo e l'egocentrismo delle loro conversazioni, senza il como Sevilla no hay otra (come Siviglia non ce n'è un'altra) che, detto da chi non è mai stato altrove, a volte è tan cansino (tanto stucchevole). E non lo so, come sarebbe. La sensazione è che non importa tanto chi abita la città, quanto l'involucro: la sua architettura, la sua luce, i suoi parchi, la sua Cattedrale, i suoi quartieri, turistici e popolari, il Guadalquivir al tramonto, le vie silenziose della Juderia, la brezza serale nella plaza de San Lorenzo, le domenica mattina al Parque de Maria Luisa, gli accenti di tutta Europa che guardano la Giralda nel tepore dell'autunno.  Alla fine, non è importante che i sivigliani amino la gente, quanto che sia tu a innamorarti della loro città (a volte, nonostante loro), che la visiti, la scopri e magari cerchi un modo di tornarci tutte le volte. E non è affatto difficile né complicato innamorarsi della luce d'Andalusia e del cielo di Siviglia (non solo quando è azzurro, ma anche quando è tempestoso, la Giralda risalta terrea e la stagione fredda è incombente). E non ci siano dubbi: non credo che i sivigliani amino la gente tanto quanto racconta il video, ma Siviglia è da visitare! Con cognizione di causa, posso dirlo: como Sevilla no hay otra! Perché queridos sevillanos, è bello che siano gli stranieri a dirlo, non che ve lo diciate da soli, magari senza mai essere stati altrove... PS La gentilezza sivigliana verso i turisti e gli stranieri è arrivata con la grande crisi e la paura di perdere il posto (quante commesse, negli ultimi anni, ho visto diventare simpatiche! e quante volte mi sono chiesta perché non erano così spiritose e gentili anche 'prima'). Ma ci sono due posti in cui l'accoglienza è parte del DNA e mi sembra giusto segnalarli: El Corte Inglés di plaza del Duque de la Victoria (ma la gentilezza e la competenza della gente di El Corte Inglés è proverbiale in tutta la Spagna) e la Casa del Libro della calle Velázquez, dove non solo sono competenti, ma anche gentilissimi e, se ti vedono vagare senza meta, sanno darti suggerimenti senza essere invadenti o sanno segnalarti, sempre senza essere invadenti, altri libri usciti sull'argomento che sembra interessarti (Siviglia, of course).

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