Il pacco virtuale

Da Carlo Deffenu

In tempi di crisi l'economia diventa creativa. 
Chi non si arrende alla sorte avversa si inventa nuovi modus operandi per guadagnarsi la pagnotta, e non sempre lo fa rubando soldi o ingannando il prossimo con truffe più o meno ingegnose; a volte, capita semplicemente un colpo di fortuna, e ti ritrovi a svolgere un lavoro particolare, a dir poco, che mai avresti immaginato neppure nella notte più acida della tua vita.
Se possiamo mettere da parte certe mode virulente (vedi la moltiplicazione dei negozi-macchinetta che ti permettono di realizzare ogni tuo desiderio 24 ore su 24...per non parlare della novità dell'anno: piccole botteghe che vendono sigarette elettroniche a una marea di tossici devoti alla dea Nicotina!)...mode capaci di auto-implodere in un tempo relativamente breve, saturando il mercato alla stessa velocità di un'epidemia di febbre...ecco, archiviati questi fenomeni malati...ci rimane la fantasia pura.
Me lo dicono spesso: INVENTATI UN LAVORO!
Fosse facile.

Sabato mattina, passeggiando con un'amica sotto un sole primaverile, ho scoperto un nuovo lavoro davvero pazzesco: un amico in comune spedisce pacchi. O per meglio dire...spediva.
All'inizio non capivo a cosa si riferisse la mia amica: ho pensato a uno di quei lavoretti-trappola dove devi produrre a domicilio collanine, biglietti, gingilli vari...e invece no. 
Il suo compito era preparare dei pacchi - dentro non ci doveva mettere niente...bastava della carta di giornale appallottolata - chiamare un corriere, spedirlo e il gioco era fatto. 
Lo faceva di continuo e in questo modo permetteva ai boss della catena delle spedizioni...di controllare l'efficienza dei suoi corrieri.
In poche parole, fingi una spedizione per verificare la qualità del servizio.
A Sassari e dintorni, ci sono solo 2 persone che si dividono l'intera fetta di mercato...il nostro amico, per un inverno intero, ha avuto del lavoro in subappalto da uno di questi signori...bene, i guadagni erano così sostanziosi che non ha avuto più bisogno di fare altro per cinque mesi. 
Peccato che la bambagia sia durata molto poco.

Io, personalmente, ero rimasto al testatore di fast-food...lavoro svolto da un altro amico...che aveva il compito di andare a consumare del cibo in una nota catena e di compilare alla fine una scheda per segnalare pregi e difetti del servizio. 

Insomma, ho capito che devo allenare la mia fantasia...se la metto tutta nelle mie storie, poi come cavolo mangio se non divento il nuovo Fabio Volo?

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