2010: Il padre e lo straniero di Ricky Tognazzi
Lodevole il messaggio, interessante (sulla carta…) il contenuto, ma il film nel suo complesso lascia alquanto perplessi.
A parte rarissime eccezioni -“Ricky Tognazzi fa un film composto e lineare, in grado di lasciare tracce anche profonde” (L’Unità), “Intrattenimento di classe firmato dall’esperto Ricky Tognazzi” (Il Messaggero)- la critica è stata piuttosto severa nei suoi giudizi: “…un film di buone intenzioni, ma che si perde in un labirinto di problemi formali che, oltretutto, finiscono per scontrarsi con dubbie motivazioni registiche” (FilmUp), “Ricky Tognazzi e consorte, con la complicità dello stesso autore letterario, confezionano infatti un film squilibrato, frammentario, che cerca di prendere mille direzioni diverse senza imboccare mai quella giusta con forza e convinzione” (MoviePlayer), “Il tono è falso dall’inizio alla fine, mentre non si capisce mai che registro vuole prendere il film” (Badtaste.it), “Luoghi comuni consunti per elaborare un edificante messaggio di tolleranza” (MyMovies), “Il film di Tognazzi cambia toni, ritmi e il senso, saltellando di genere in genere col tentativo di inviare al pubblico qualche significato di troppo: il rischio, spesso centrato, e di dire poco di ogni cosa” (Il Fatto Quotidiano), “Un film senza particolari guizzi, con un po’ di confusione, che non riesce davvero a creare il coinvolgimento sperato, zoppicando qua e là in cerca di ritmo e soluzioni estetiche non proprio memorabili” (Cinematografo.it), “Un thriller dove tutto è improbabile” (Il Corriere della Sera), “Un prodotto claudicante, irrisolto e superficiale” (Cultframe.com), “Al cinema italiano mancano finanziamenti. Eppure avanzano soldi per girare film come questo, che ogni altra industria cinematografica avrebbe respinto” (Il Foglio).
Come si «diventa» padri, l’amore, l’amicizia virile, la tolleranza, l’abbandono dei pregiudizi, il contatto con il «diverso»… questi i temi salienti nella prima parte de Il padre e lo straniero (“molto didattica e pedagogica” ha giustamente detto Maurizio G. De Bonis). Ma improvvisamente si passa alla spy story (in cui peraltro non tutto è spiegato): lo spettatore è disorientato, il poco plausibile appare la nota dominante. Sembra così di assistere a lue lavori diversi malamente mescolati, che si disturbano l’un l’altro e spiazzano il pubblico che più di una volta si chiede a che tipo di film stia assistendo. “Difficile la convivenza tra i toni da commedia sentimentale della prima parte e il farraginoso action spionistico della seconda parte” scrive Emanuele Sacchi: impossibile non concordare.
Presentata fuori concorso all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, la nuova fatica di Ricky Tognazzi (era da quasi otto anni che non dirigeva film) è tratta dall’omonimo romanzo (2004) di Giancarlo De Cataldo che ha collaborato alla sceneggiatura, sceneggiatura che costituisce il principale limite del film… e risulta quindi inspiegabile il premio che essa ha ricevuto al recente Festival del Cairo.
Un’opera che soffre per un ritmo piuttosto lento, per un lacunoso approfondimento dei personaggi (abbozzati, senza il minimo spessore), per la scarsa originalità e i molti luoghi comuni nel presentare il mondo arabo.
premi e riconoscimenti
sito ufficiale