il paese di pietra che sa di ginestra

Creato il 12 ottobre 2014 da Giuseppe Melillo @giuseppemelillo
Il paese di pietra che sa di ginestra

A Gorgoglione, come in tanti altri borghi appesi ai fianchi dell’Appennino, non ci si passa, si va. Si decide di andarci e basta. 
Ci andai che era primavera finita. A giugno precisamente.  In questo periodo a Gorgoglione, la ginestra avvolge con il suo profumo le strade, le case, gli anfratti, le facciate soleggiate e le scalinate nell'ombra.  E ingentilisce il carattere severo della pietra. Qui tutto è pietra. Il paese della pietra è anche il paese in pietra. Qui la pietra è di casa; qui la pietra ha una storia, possiede una voce. Il rapporto con la gente è un rapporto forte, solido, che si tramanda.
Alle volte questo filo di trasmissione si spezza. Un figlio emigra e lascia qui, insieme  alla famiglia, anche i saperi che gli sono stati trasmessi. Nel posto in cui andrà forse non gli serviranno mai.   Alle volte si prende semplicemente una strada lavorativa diversa. Altri, però, decidono di continuare e qualcuno di iniziare.

La storia di Gorgoglione e la sua economia girano attorno alla pietra. Qui le cave impiegano molte persone e dalle cave, nel cuore delle montagne,  si  estrae una pietra arenaria pregiata che in letteratura scientifica è denominata “Flysch di Gorgoglione”. Tra gente meno scientifica  è conosciuta semplicemente come la pietra di Gorgoglione.  In queste cave, nel lavoro di estrazione, si sovrappongono sofisticati macchinari  e tecniche tradizionali. Gli scalpellini, dalle mani grosse, lavorano la pietra con fare antico e gentile. Hanno custodito e tramandato, di generazione in generazione, l’abilità e la sensibilità verso la pietra.  E’ gente capace di creare semplici oggetti di uso quotidiano così come pregevoli elementi architettonici. Un uomo, che con la pietra ci lavora, mi dice: " la pietra va rispettata”. La sua spaccatura richiede quasi una preparazione spirituale" "Io so che faccio una ferita alla t(T)erra. Questa terra mi dà la pietra con la quale lavoro e mi guadagno da vivere. A modo mio le  chiedo scusa per lo sfregio e, allo stesso tempo, la ringrazio per il dono ." “Guarda le mie mani”- mi dice. Le tocco. Sono ruvide e scavate e le dita sembrano sproporzionate. A guardar bene le mani sembrano sproporzionate rispetto al corpo dell’uomo. Mani enormi di un uomo normale. “Queste mani hanno toccato la pietra da sempre. Hanno spaccato e modellato pezzi e pezzi di pietra. Pezzi di Terra.” E si percepisce che qui tutto è in sintonia con la pietra. Se il primo uomo, quell'`Adam, che in ebraico indica  "che viene dal suolo",  è stato modellato dall'argilla e animato dal soffio di Dio"(Genesi 2.7), mi piace pensare che qui a Gorgoglione  la gente sia stata plasmata dalla sua pietra e che abbia il soffio vitale che sa di ginestra.
Soffio, si! Anche questo.  A Gorgoglione il vento soffia, e anche bene.  Le pale eoliche disposte in ordine militare sui suoi crinali sembrano giocare a catturare il vento. 

Ma questo non si ferma e continua il suo cammino lungo la valle del Sauro, o costeggiando altri paesi di pietra, Castelmezzano, Pietrapertosa appollaiati sulle Dolomiti lucane  oppure solleticando i fianchi di Monte Croccia dove antiche genti, ignare di Zeus e della sua corte, consacravano Madre Terra.  E così, il vento, senza mai fermarsi, trasporta con sé gli odori di un paese impastato di  ginestra e pietra.
Dalla rubrica domenica del Quotidiano: Quaderno di campo. (12/10/2014)