Il paese dove non si muore mai è un libricino sottile sottile, da leggere tutto d'un fiato, e può essere preso come un romanzo o come una raccolta di brevi racconti, chiaramente autobiografici. La protagonista di ogni capitolo, o racconto, cambia infatti nome diverse volte, ma è comunque sempre una bambina o un'adolescente che vive nell'Albania maschilista e crudele della dittatura comunista di Hoxha. E' evidente come la scrittrice sia voluta partire da quello che hanno scritto i grandi della letteratura albanese, primo tra tutti Kadaré, conosciutissimo anche in Italia, volgendo l'attenzione però alle donne albanesi: a come sono state bistrattate, picchiate, sfruttate, giudicate male anche solo per la loro bellezza. Le loro sofferenze e la loro tenacia sono infatti al centro di questo libro, che ha come motivo ricorrente il colore rosso, il colore del sangue ma ovviamente anche della passione e, non da ultimo, del regime comunista che ha segnato l'infanzia e l'adolescenza della protagonista.
Chi è di buone letture, tuttavia, potrà riconoscere nel titolo un'altra influenza di Ornela Vorpsi, Italo Calvino, che tra le sue Fiabe Italiane ne ha proprio una intitolata Il paese dove non si muore mai. L'Albania a tratti forti narrata da Ornela Vorpsi, apparentemente sembra aver poco a che fare con il realismo magico e con le leggende dal risvolto storico di Calvino e Kadaré, ma il gioco sta tutto nel scoprirne le assonanze e le dissonanze.
Il Paese dove non si muore mai di Ornela VorpsiEdito da Einaudi, 2005
pp.116, € 11