Il Pagellone della Serie A: Cagliari, Siena, Fiorentina, Atalanta, Catania

Creato il 16 maggio 2012 da Frank_80

I migliori, i peggiori, l’analisi tecnica ed un breve riassunto delle stagione delle squadre di Serie A 2011/2012. Risaliamo la classifica in questa seconda puntata: il campionato anonimo del Cagliari, la bella salvezza del Siena, il fallimento della Fiorentina e il capolavoro di Atalanta e Catania

CAGLIARI

Il Club sardo supera la crisi del settimo anno e si assicura l'ottavo consecutivo nella massima serie. Non senza qualche patema di troppo. La mancanza di un bomber vero come il Matri o l'Acquafresca che furono, si sente. L'arrivo di Pinilla, non a caso, ribalta le sorti della stagione. Il solito Cellino cambia e ricambia in panchina mandando in confusione la squadra. Nonostante un andamento lento però, arriva la salvezza.

Top 3
Pinilla. Il suo arrivo a gennaio, dal Palermo, cambia le carte in tavola. Sembra essere tornato quello di Grosseto. Centravanti vero, senso del gol, ottima tecnica. Una risorsa importantissima. L'arma vincente in chiave-salvezza.
Nainggolan. Il prototipo del centrocampista moderno. Sa fare tutto. Segna poco, ma macina chilometri, spezza le trame avversarie e sa ripartire. Si inserisce e dà una mano dietro. Giocatore completo, a tutto campo.
Astori. Altra stagione ad ottimi livelli per il centrale cagliaritano. Una frattura lo tiene lontano dal campo più di due mesi, ma torna più forte e sicuro di prima. Merita la chance in una grande squadra.

Flop 3
Nenè. Gli infortuni lo martellano, lui fatica a ritrovarsi. A Cagliari i tifosi stanno ancora aspettando il Nenè che li fulminò all'esordio in Serie A.
Larrivey. Non facciamoci ingannare dai numeri. I dieci gol totali sono frutto di due triplette (una rivelatasi inutile nel 3-6 subito a Napoli). Sicuramente ha fatto dei passi in avanti, ma non può guidare l'attacco della squadra.
Rui Sampaio. Poche presenze nella prima parte della stagione. Poi un infortunio che lo ha costretto a saltare il resto dell'annata. Presenza anonima.

Fattore tecnico - Solito valzer “Cellino style” sulla panchina rossoblu. Donadoni, dopo l'ottimo finale di stagione dello scorso anno, non arriva nemmeno a Ferragosto. Al suo posto ecco Ficcadenti. La partenza è ottima, ma alle prime difficoltà arriva l'esonero. Dopo le sconfitte contro Lazio e Inter, a fine novembre viene chiamato Ballardini. La situazione sembra migliorare con il passare delle giornate. L'arrivo di Pinilla alza il livello dell'attacco dei sardi ma le sei reti subite a Napoli sono troppe. Viene richiamato Ficcadenti, siamo ormai a marzo. L'altalena di risultati continua, legata soprattutto alle prestazioni dell'attaccante cileno, ma la salvezza viene raggiunta.

Che altalena! - Una sola sconfitta, ma anche molti pareggi a reti bianche, nelle prime 8 gare disputate. Un febbraio positivo, prima delle sei sberle di Napoli. E poi, tutti sulla giostra. Un'incredibile alternanza di 5 risultati positivi (tre vittorie e due pareggi) e 5 sconfitte. Un su e giù in linea con l'andamento lento dell'intero campionato.

 SIENA

Un plauso va alla società. Nel periodo peggiore, quando le cose sembravano davvero mettersi male, non è mai mancata la fiducia verso la squadra e soprattutto l'appoggio verso l'allenatore. Fiducia ricambiata con una salvezza meritata. A tratti, la squadra di Sannino è stata una delle rivelazioni del campionato. Altro merito, quello di aver consacrato Mattia Destro.

Top 3
Destro-Calaiò. La coppia d'attacco principe, scelta da Sannino, è stata decisiva per la salvezza. Il giovane azzurrino, ex interista, ha saputo reggere alle pressioni della Serie A confermando il suo talento e mettendo a segno 12 reti. Undici invece, per il più esperto Calaiò, sempre più punto fermo della squadra bianconera.
Vergassola. Uomo d'ordine e di fatica. Poco appariscente, ma molto presente. Premio speciale a colui che con la fascia da Capitano ha riportato in Serie A, e poi salvato, la sua squadra.

Flop 3
Gonzalez. L'anno scorso con Bertani ha fatto faville a Novara. Quest'anno sembrava dovesse spopolare a Palermo. Tanto clamore per nulla. In Toscana si perde e mette a segno una sola rete in campionato. Rimandato.
Mannini. Il modulo di Sannino è perfetto per esaltare le sue caratteristiche. Dà il suo contributo, ma sembra la copia sbiadita del giocatore ammirato alla Sampdoria.
Angelo. Un gol decisivo in Coppa Italia contro il Cagliari. Ma un passo indietro rispetto a quanto fatto intravedere a Parma. Diventa ben presto un gregario.

Fattore tecnico - Burbero, deciso e gran motivatore. Così lo descrivono Giuseppe Sannino. Una vita in provincia fino all'exploit di Varese. Fino alla semifinale Playoff di Serie B che gli vale la chiamata del Siena. Pressing alto, squadra compatta ed un 4-4-2 che lascia pochissimi spazi. E' questa la carta d'identità dei bianconeri. Parte forte, viene fuori alla grande da un periodo nerissimo tra novembre e gennaio (7 sconfitte in 10 gare), ed alla fine riesce a salvare il Siena. Su di lui ora, sembra esserci il Palermo.

Che carattere! - Come già accennato, tirarsi fuori da un inverno a dir poco rigido dal punto di vista dei risultati, non era sicuramente un'impresa facile. Invece, proprio in quel momento, è arrivata la reazione. Nonostante le sconfitte con due concorrenti dirette come Lecce e Novara, sono arrivate quelle vittorie (Cesena, Cagliari, Palermo, Atalanta, Genoa, addirittura Roma e Udinese) necessarie a tagliare il traguardo.

 
FIORENTINA

Una salvezza strappata all'ultimo respiro. La paura, più che concreta, di finire in Serie B. Un vero incubo per la squadra, per la società, per i tifosi. Un anno fatto di contestazioni e prove scialbe, senza nerbo. La mancanza di veri fuoriclasse, Jovetic escluso, l'addio annunciato di Montolivo, la cessione di Gilardino. Un'agonia lunga 37 giornate, fino alla vittoria sul Lecce. A tutto questo si aggiunge l'incredibile rissa tra Lijaic e Rossi. Il ritratto di una stagione da cancellare.

Top 3
Behrami. In pochissimo tempo è diventato l'idolo incontrastato del popolo Viola. Non segna e colleziona cartellini. Però è l'anima della Fiorentina in mezzo al campo. Corre per due e non molla mai. Uno dei pochi a salvarsi.
Montolivo. Perché affronta un'intera annata con il fiato sul collo. Perché, nonostante questo sia l'ultimo anno in maglia Viola, decide di onorarlo. Perché al primo sbaglio piovono fischi. Perché anche nelle giornate migliori si trova sempre il modo di contestarlo. Perché la doppietta al Novara vale la salvezza.
Nastasic. In una stagione disastrata come questa non è facile emergere. Soprattutto se sei un difensore. Ancora meno se sei nato nel 1993. Eppure il serbo ci riesce. Puntuale dietro, sicuro nonostante l'età, mette a segno anche due reti. Da lui si può e si deve ripartire.

Flop 3
Lijaic. Un solo gol. Un rigore, potenzialmente decisivo, sbagliato. La provocazione a Delio Rossi. Il talento c'è. La voglia e soprattutto la testa, assolutamente no.
Felipe. Dov'è finito il difensore ammirato ad Udine? Rientrato dal disastroso prestito di Cesena, infila un altro fallimento. Lo recupereranno?
Vargas. Il vero Vargas non è questo. L'uomo che imperversava sulla fascia sinistra facendo gol pesanti e sfornando assist. Stagione anonima, troppo poco per uno come lui.

Fattore tecnico - La complicatissima stagione Viola si riflette anche sulla panchina. Mihajlovic viene riconfermato dopo il non esaltante nono posto della stagione scorsa, ma le cose peggiorano in fretta. A novembre, dopo la sconfitta contro il Chievo, viene sollevato dall'incarico. Al suo posto arriva Delio Rossi. Situazione non facile, aggravata dalla cessione di Gilardino nel mercato invernale. La squadra si sfalda lentamente, sembra priva di forze, e la salvezza arriva solo nel finale di stagione. Il bruttissimo episodio della scazzottata tra Rossi e Lijaic costa l'esonero al tecnico, sostituito nelle ultime due gare da Vincenzo Guerini.

Colpo di coda - Una stagione in caduta libera. Le immancabili sconfitte che arrivano ogni due/tre partite, quando va bene, e la B che si avvicina minacciosa. Poi, nel momento peggiore, accade l'impensabile. Vittoria in rimonta a San Siro, contro il Milan capolista, grazie all'unico gol di Amauri. Il pareggio con il Palermo, l'impresa di Roma e l'altro pareggio contro l'Inter. Dopo la sconfitta di Bergamo ecco il 2-2 interno, in rimonta, con il Novara e la vittoria nello scontro-salvezza con il Lecce.

 ATALANTA

Il 21 agosto 2011 il Gubbio, neopromosso in Serie B, eliminava i bergamaschi dal tabellone della Coppa Italia. Tre giorni prima prendeva forma la penalizzazione di sei punti in classifica, a causa del caos-scommesse, oltre alla squalifica del Capitano, della Bandiera, Cristiano Doni. Bene, alzi la mani chi, a quel punto, si sarebbe aspettato una stagione così positiva da parte degli uomini di Colantuono. Superato il record di punti conquistati in Serie A che durava dalla stagione 2006/07, allora furono 50; squadra sempre compatta ed in grado di fornire anche eccellenti prestazioni. Insomma un vero e proprio Capolavoro. Uno Scudetto in provincia.

Top 3
German Denis. Si rilancia dopo un paio di stagioni in chiaroscuro tra Napoli ed Udine. E’ l’autentico trascinatore dei suoi: sigla 12 reti nelle prime 16 gare, ma oltre a questo è un vero uomo-squadra e ad ottobre arriva la meritata convocazione in Nazionale. Il calo nella seconda parte di stagione è fisiologico, ma non gli toglie di certo il titolo di “Miglior giocatore” dell’anno.
Schelotto. Incornicia una stagione super da esterno destro di centrocampo, riscattandosi dopo un paio di stagioni in ombra. In odore di nazionale, rappresenta una delle poche ali vere in circolazione.
Maxi Moralez. Autore di sei reti, l’attaccante tascabile pescato in Argentina è una delle sorprese più belle della stagione. Rapido, veloce, dotato di un buon piede. Atteso l’anno prossimo ad una riconferma

Flop 3
Bonaventura. Da lui ci si aspettava di più. Stagione con più bassi che alti per un giocatore con il suo talento. L’ottimo finale deve essere una base di partenza per il prossimo anno.
Marilungo e Gabbiadini. la coppia Denis-Moralez ha tarpato le ali ai due giovani che, tuttavia, non sempre hanno dimostrato in pieno il loro talento. Anche su di loro comunque, è necessario puntare per il futuro.

Fattore tecnicoStefano Colantuono si è dimostrato, ancora una volta, uno dei tecnici più preparati del panorama italiano. Schiera la sua Atalanta con un classico 4-4-2 (o 4-4-1-1 con Moralez in appoggio a Denis), mantenendo la squadra sempre compatta e pronta ad aggredire le fasce. Non è un caso che elementi come Schelotto e Peluso si siano rivelati dei pilastri insostituibili; un gioco adatto anche ad esaltare le doti di un cannoniere come Denis. Centra la salvezza con relativa tranquillità e continua il suo splendido lavoro dopo la promozione dalla B.

La svolta – L’avvio di stagione è stato fondamentale per la salvezza atalantina. Il filotto di tre vittorie ed un pareggio nelle prime quattro gare ha alzato il morale della truppa di Colantuono, permettendo inoltre di azzerare fin da subito il gap dovuto alla penalizzazione. Due sole sconfitte prima della sosta natalizia rappresentano un piccolo record. E’ qui che l’Atalanta ha costruito le basi della sua fantastica stagione.

 
CATANIA

Montella, certo. Ma soprattutto Pulvirenti e Lo Monaco. Parte da loro il "miracolo-Catania". Ogni anno la squadra etnea offre bel calcio ed interessanti prospetti. Sull'asse Italia-Argentina vengono pescati nomi nuovi, talenti da svezzare, senza dimenticare l'usato sicuro. Quest'anno ci si spinge addirittura oltre sfiorando l'Europa League. Giù il cappello ad una delle squadre più belle e divertenti del campionato.

Top 3
Legrottaglie. Ritornato sui livelli del difensore ammirato al Chievo Verona. Come il buon vino, migliora invecchiando. Si riprende alla grande dopo l'infortunio rimediato al Milan lo scorso anno. Sigla addirittura 5 gol ed è uno dei pilastri della difesa di Montella.
Lodi. Dopo Pirlo e De Rossi è probabilmente il miglior regista italiano. Arretrando il suo raggio d'azione ha trovato la sua dimensione ideale. Piedi vellutati che gli valgono anche 9 reti e 6 assist. Il fulcro del gioco del Catania. Lo vedremo in Polonia e Ucraina?
Gomez. Il "Papu" è la classica ala d'attacco. Piccolo e sgusciante, diventa spesso imprendibile per le difese avversarie. Salta l'uomo con disinvoltura e sfiora la doppia cifra tra gol ed assist. Una delle armi offensive principali della squadra etnea.

Flop 3 
Ricchiuti. L'arretramento di Lodi e  l'inserimento di Barrientos sono solo due delle cause che lo hanno portato ai margini della squadra. Per Montella diventa un rincalzo e lui passa la stagione più in panchina che in campo.
Lanzafame.  Un solo gol in stagione. Pochissimi i minuti passati sul terreno di gioco. Nelle gerarchie di Montella è una delle ultimissime scelte. Ignorato.
Suazo. Dopo un'estate tormentata finisce al Catania. Un infortunio lo blocca per un certo periodo della stagione, tuttavia non rientra mai nei piani del tecnico. Vive una stagione nell'anonimato più completo. Decaduto.

Fattore tecnico - Le sue doti le aveva già fatte intravedere nell'ultimo scorcio di stagione sulla panchina della Roma. Si cala alla perfezione nell'ambiente catanese e si toglie diverse soddisfazioni. La pratica-salvezza viene chiusa con un'insospettabile facilità, tanto da porsi, ad un certo punto della stagione, l'obiettivo dell'Europa. Risultati abbinati ad un gioco a tratti entusiasmante, in velocità e palla a terra. La trasformazione e la consacrazione di giocatori come Lodi, Gomez e Bergessio. Scelte difficili, come la rinuncia a Maxi Lopez e giocatori ricostruiti, come Legrottaglie. Davvero un lavoro superbo dell'aeroplanino.

Continuità - E' questa la parola chiave della stagione del Catania. Chievo Verona, Lecce e Cagliari. Siamo ormai ad aprile, la squadra è ampiamente salva, ed ecco l'unica striscia negativa dell'anno. Tre sconfitte consecutive che macchiano relativamente una stagione a dir poco eccezionale, fatta di risultati, gioco e divertimento.


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Alessandro Bennici


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