Il rapporto di Marco Müller su tale progetto aveva certamente un pregio, quello cioè di specificare, in modo esplicito, come la nuova Casa del Cinema fosse destinata a entrare in un’ottica di cooperazione internazionale in ambito culturale con i paesi emergenti, ossia con i BRICS. Si citava addirittura in modo chiaro la possibilità di costruire un “centro della cultura visiva e digitale Svizzera-BRICS” con una serie di altre interessanti osservazioni, quali, ad esempio, il fatto di dover riconoscere che il declino economico dell’Occidente stesse aprendo scenari geo-economici internazionali nuovi, che denotano elementi di “inarrestabile vitalità” in Cina, India, Brasile, Sudafrica e – appunto – Russia. Paesi che stanno surclassando “i ruoli tradizionalmente svolti dagli Stati Uniti e dalla altre potenze economiche occidentali”. Parole, queste, di assoluto buon senso. Il testo continuava poi auspicando il dialogo accademico fra il nostro Paese e le potenze emergenti, una prassi di indipendenza della Confederazione rispetto ai diktat atlantici che oggi più che mai diventano insopportabili e che il Partito Comunista ha ancora di recente ribadito.
Il fatto che poche settimane fa, i russi del Gosfilmofond, la più grande cineteca (pubblica) al mondo, abbiano firmato – grazie al lavoro di intermediazione del Centro culturale “Il Rivellino” – un accordo con la Città di Locarno per contribuire al finanziamento del Palacinema, riapre nuovamente il dibattito. I ragionamenti di Müller, infatti, per quanto allettanti, restavano tuttavia ancora troppo vaghi, dei buoni propositi ancora piuttosto instabili. Cosa peraltro confermata ancora di recente dal “niet” di Marco Solari a ogni cooperazione con il Gosfilmofond. Insomma: i fatti non solo non c’erano, ma nemmeno si percepivano come in arrivo. Ora, invece, proprio l’immensa cineteca moscovita offre una notevole opportunità.
Una forma di cooperazione sul piano culturale e artistico fra il nostro Paese e la Russia è certamente un valore aggiunto di primaria importanza non solo per il Cantone, ma anche per il Festival di Locarno in sé. Avanzare, poi, nei rapporti con Mosca e Pechino nell’ottica di costruire una rete di “antenne” con le quali mantenere un dialogo e una collaborazione costante, potrebbero davvero in questo modo gettare le basi per concretizzare dei contenuti di prim’ordine a livello culturale e, forse, anche a livello di cooperazione win-win su più fronti, contribuendo ad aprire in piena sovranità il nostro Paese a partnership più stabili e socialmente fruttuose.
- Questo articolo è apparso sul Corriere del Ticino, del 1° luglio 2014