C’è attesa fra gli appassionati d’arte per un evento che sicuramente andrà ad emozionare. A Ferrara, il Palazzo dei Diamanti si prepara ad ospitare, dal 22 febbraio al 15 giugno, la rassegna sull’artista francese Henri Matisse (1869- 1954).
Durante la sua carriera artistica si è impegnato in questa ricerca incessante, attraverso le varie tecniche. “Quel che più mi interessa”, diceva il pittore nel 1908, “non è la natura morta, né il paesaggio, ma la figura. La figura mi permette ben più degli altri temi di esprimere il sentimento diciamo religioso, che ho della vita”.
L’esposizione prevede oltre cento dipinti, sculture e opere su carta; dai ritratti femminili ai grandi bronzi, ai disegni della maturità. Lavori tramite i quali Matisse ha dato una forma tangibile all’emozione risvegliata dai suoi modelli. L’immaginario dell’artista è sempre stato nutrito dalla presenza della modella nel suo studio.
Egli si è lasciato “rapire” dal mistero del suo volto, e sedurre dai riflessi di luce sulla sua figura e sugli arredi esotici che la circondavano. Una fra tutte, la modella rappresentata nelle effigi di Lorette, che egli ritrae assiduamente tra il 1916 e il 1917, per esempio in “Le due sorelle”, dal Denver Art Museum e in “Nudo seduto di spalle” dal Philadelphia Museum of Art.
La fondazione Ferrara Arte propone il Matisse alchimista del colore, ma anche il grafico e lo scultore. Si tratta di una mostra completa, perché oltre ai numerosi dipinti, sono presenti anche sculture, disegni e numerose incisioni. Chi ha pensato ad Henri Matisse soltanto in veste di pittore, dovrà ricredersi. Ad accogliere il visitatore sarà il magnetico “Autoritratto” del 1900 dal Centre Pompidou, assieme a prove di studio giovanili sul modello.
Tra il 1905 e il 1908 è il momento del tocco del colore puro, come nel “Ritratto di Andrè Derain” del 1905 dalla Galleria Tate di Londra. Segue la suggestione dell’arte tribale e il fascino che su di lui ha esercitato la pittura di Paul Cezanne, come nel bronzo “Nudo disteso” del 1906-07 dal Centre Pompidou, e il “Nudo in piedi” della Tate. Del 1909 sono il bronzo “La serpentina” e il dipinto “Nudo con la sciarpa bianca” dal Museo di Copenaghen e la “Bagnante” del Moma di New York. Queste opere suscitano un sentimento di “pienezza” nell’osservatore, di florido appagamento.
Dopo la passione per i ritratti femminili di cui abbiamo parlato all’inizio, l’artista rimane “abbagliato” da pittori come Ingres e Renoir.
Tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta, Matisse realizza le illustrazioni per le poesie di Mallarmé. Riceve inoltre l’incarico di decorare la Barnes Foundation negli Stati Uniti con il famoso trittico della “Danse”. Di qui una nuova musa: la russa Lydia Delectorskaya, che ritrae in capolavori con ninfe, foreste e atmosfere idilliache. Infine troviamo le opere della maturità. Gli interni d’atelier ricchi di colori vivaci, acrobati, maschere. Silhouette multicolore di figure in movimento che segneranno la storia della pittura.
Oggi come allora, le sue immagini sono un inno alla bellezza e all’arte. Semplici sagome colorate che incarnano l’essenza del genio di Henri Matisse, capace con pochi segni di toccare le corde più profonde dell’animo umano.
Written by Cristina Biolcati
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Sito Palazzo dei Diamanti