plano volumetrico buondonno
Prima che fosse eretta la ben più imponente Reggia di Caserta, Carlo III fece costruire come palazzo reale per la dinastia dei Borbone di Napoli, la bellissima Reggia di Portici, gioiello della città dotata di un giardino all’inglese e di un anfiteatro, nonché di vaste sale riccamente decorate da splendidi affreschi, come la sala cinese.
La Reggia di Portici però, non è famosa soltanto per essere stata dimora dei Borbone, gioiello incastonato lungo la costa vesuviana o per la sua elegante architettura settecentesca. Dopo l’Unità d’Italia infatti, la reggia è stata annessa al demanio dello Stato, diventando in seguito una delle sedi dell’Università Federico II di Napoli nel 1923, ospitando la facoltà di agraria e numerosi poli scientifici tra i quali il museo di entomologia e botanica.
Per anni, gli studenti della Federico II hanno conseguito i propri studi nelle sale che un tempo ospitarono la famiglia reale spagnola ed hanno goduto delle meraviglie del giardino inglese del Palazzo Reale. Sono stati ospitati convegni scientifici a tema geologico e agrario per sensibilizzare la popolazione vesuviana su un argomento spesso dimenticato dai più: cioè che la nostra terra è stata ribattezzata dai Romani “Campania Felix” per un motivo ben preciso.
In un territorio che giorno dopo giorno dimentica di valorizzare le proprie risorse, che al contrario vengono mortificate sempre di più, il Palazzo Reale di Portici sembrava uno dei baluardi per mantenere viva la cultura storica e scientifica dell’area vesuviana.
Tralasciando le condizioni in cui versa attualmente l’edificio, lascia perplessa la decisione di trasferire il dipartimento di agraria della Federico II dal ben più importante edificio Borbonico ad una nuova struttura edificata lungo il litorale al confine tra le città di Ercolano e Portici, lì dove un tempo sorgevano le ex officine Fiore, di proprietà della Firema Trasporti, società leader nella produzione e manutenzione di materiale rotabile .
Perché, si chiedono in molti, sottrarre all’elegante palazzo settecentesco il dipartimento di agraria che in esso è stato ospitato per oltre cento anni? E dopo che il trasferimento sarà avvenuto, cosa ne sarà del palazzo reale? In realtà la questione è ben più complessa e non si tratta di un semplice “palazzo reale sì, palazzo reale no”, né tanto meno di strappare alla Reggia di Portici l’intera facoltà di agraria, i poli scientifici ed i musei delle scienze della terra.
A far luce sull’argomento, è intervenuta per noi Emma Buondonno, professore di Composizione Architettonica ed Urbana dell’Università Federico II di Napoli. Occupatasene tra il 2005 ed il 2007 come assessore all’urbanistica del comune di Ercolano sotto la giunta del sindaco Nino Daniele, Buondonno aveva già seguito la vicenda quando era ricercatore di ingegneria agraria e costruzioni del territorio nella Facoltà di Agraria dal 1990 al 2000. Un progetto di risanamento del palazzo reale e del trasferimento della Facoltà che si trascina ormai da decenni ( il primo plano volumetrico di progetto, cioè la cartina che ritrae il palazzo reale, disegnato dalla professoressa Buondonno, risale al 1993).
In primis, c’era bisogno di un restauro della Reggia e del Parco Naturale del Vesuvio. Della questione scrisse per la prima volta Buondonno, a quattro mani con Aldo Loris Rossi, sulla rivista ANIAI Campania (Associazione Nazionale Ingegneri Architetti Italiani), datata Gennaio/Marzo 1994.
Il progetto di risanamento del sito reale, così come si legge sulle pagine della rivista, doveva perseguire diversi obiettivi: l’adozione di una rigorosa politica di restauro ambientale, all’interno di una strategia in grado di ridurre la pericolosità dell’area e di bloccare la saldatura dei centri urbani di espansione; l’attuazione di un piano di disinquinamento e di risanamento idrogeologico mediante il ripristino dell’ecosistema; la riqualificazione delle attività produttive primarie, specialmente quelle legate alla floricultura,particolarmente redditizie ed il rilancio delle attività secondarie attraverso la creazione di centri di assistenza; l’inclusione nel parco dei centri storici e del sistema delle ville vesuviane monumentali e della Reggia di Portici, fino agli attracchi marini ed alla linea della costa.
In sintesi, non doveva trattarsi di un becero braccio di ferro tra Ercolano e Portici nell’accoglimento della nuova sede, né tanto meno del completo abbandono del sito reale. Negli anni in cui era assessore Emma Buondonno collaborava col comune di Portici per trovare fondi europei da devolvere alla causa e non per dividere le comunità di Ercolano e Portici, insediate e contigue.
Era importante che la progettazione si potesse fondare su principi di cooperazione: non un semplice trasferimento del dipartimento di agraria dalla Reggia al nuovo edificio dove sorgevano le vecchie scuderie Fiore con annesso abbandono della Reggia, ma un’integrazione di alcune attività universitarie in edifici nuovi e moderni ed il restauro del Palazzo Reale con conseguente conservazione dei musei di entomologia e botanica aperti al pubblico.
Ma di tutto questo, Buondonno se ne occupò tra il 2005 ed il 2007 come assessore sotto l’amministrazione Daniele ad Ercolano e prima ancora collaborando con l’ex sindaco di Ercolano Luisa Bossa.
Sono passati 7 anni dalla fine dell’amministrazione Daniele e l’edificio che dovrebbe ospitare la facoltà di Agraria è ancora in queste condizioni.
Il nuovo edificio che ospiterà il Dipartimento di Agraria
Lì dove un tempo sorgevano le officine Fiore si erge adesso un cantiere fantasma del tutto abbandonato a sé stesso.
E pensare che l’ultimazione del progetto doveva essere pronta in 28 mesi, così come scriveva Patrizio Mannu sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno.
Ma perché i lavori si sono fermati? Di chi è la responsabilità di questo scempio?
Il nuovo edificio che dovrà ospitare la Facoltà di Agraria
I fondi europei che la professoressa Buondonno aveva richiesto, collaborando con il comune di Portici e quello di Ercolano, che fine hanno fatto? Chi si dovrebbe occupare della cosa. L’edificio sorge su territorio ercolanese, quindi il comune di Ercolano, la Regione o la Federico II?
Per quanto tempo ancora questo mostro dovrà ergersi incompleto lungo il litorale vesuviano, prima che ci sia l’effettivo trasferimento?