Autore: Pupi Avati
Prezzo: 9,35
Sinossi: Bologna, 1938. Michele Casali è uno scialbo professore di Storia dell'arte, ingenuo e sognatore. È sposato con Delia, donna di prorompente bellezza e dal discutibile passato, che l'ha scelto solo per interesse. Ma, soprattutto, è il papa di Giovanna, creatura debole e goffa che tanto gli somiglia quanto sembra distinguersi dalla madre, e che lui ama e protegge con strenua dedizione. Questo essere fragilissimo che lui vorrebbe a qualunque costo vedere felice va tuttavia progressivamente smarrendosi in un mondo solo suo, fino a scambiare per realtà i desideri e le illusioni: credendosi ricambiata dall'idolo di tutte le ragazze del liceo, non esita a compiere un gesto efferato e violentissimo per difendere il suo amore immaginario. Ma in questo tracollo mentale di Giovanna - a lungo rinchiusa insieme ai suoi fantasmi fra le mura di un manicomio criminale - Michele troverà una ragione per amarla ancora di più, e insieme un'occasione per sciogliere i tanti nodi che soffocano la vita della sua famiglia.
Bello, bello, bello.
Non avevo mai letto nulla di Pupi Avati, apprezzandolo però come regista.
La trama si limita a pochi fatti: qualche dialogo tra un padre amorevole e una figlia un po' chiusa, speciale o debole di mente ( non si saprà mai con certezza); una moglie bellissima e distante, pochi amici, la scuola. Una festicciola tra ragazza, e poi, brutale quanto inaspettato, l'omicidio.
Ma quei pochi fatti sono raccontati con chiarezza, e con una tale semplicità, che arrivano dritti, là: nella testa, nel cuore. Prosa chiara, lineare, una figura di padre molto dolce e commovente. Ho letto che l'autore si è ispirato ad alcuni casi di cronaca, come quello di Novi Ligure. Non so fino a che punto abbia agito sotto questa influenza ( non ci avevo nemmeno pensato, io, a Novi Ligure), ma è di certo un romanzo dai risvolti attuali, nonostante sia ambientato durante il Ventennio Fascista.