Il Papa in Molise: una giornata indimenticabile

Creato il 07 luglio 2014 da Gaetano63

Le ultime ore trascorse in una festa di popolo
Dal nostro inviato Gaetano ValliniTra le tante parole forti che sono risuonate sabato nel corso dell’intensa visita di Papa Francesco in Molise, una in particolare le riassume tutte: speranza. Quella a cui hanno fatto riferimento in mattinata a Campobasso i rappresentanti del mondo del lavoro, stretto nella morsa di una crisi che in questa piccola regione pesa forse più che altrove su tante famiglie e sul loro futuro, soprattutto su quello dei giovani, che alla speranza non intendono rinunciare, come hanno detto al Pontefice nell’incontro pomeridiano al santuario dell’Addolorata di Castelpetroso. Quella speranza alla quale si sono aggrappati, affidandola  al Papa, i detenuti della casa circondariale di Isernia, certi di trovare ascolto, una voce autorevole a cui affidare la loro voglia di riscatto. E così è stato. Il vescovo di Roma ha fatto proprie le preoccupazioni di tutti. E se in mattinata aveva rilanciato con forza l’appello per la dignità del lavoro, nel pomeriggio ha riempito di senso prima le attese dei giovani e poi quelle dei detenuti, facendosi portavoce delle loro aspirazioni di  reinserimento nella società.Una visita, dunque,  ricca di messaggi e di segni capaci di parlare anche più delle parole. Come l’entusiasmo straripante, festoso delle oltre venticinquemila persone — per la maggior parte giovani delle diocesi dell’Abruzzo e del Molise — radunatesi fin dal mattino a Castelpetroso per vivere una piccola gmg interregionale. Qui Papa Francesco è giunto in elicottero nel primo pomeriggio da Campobasso, accolto dal sindaco Fabio D’Uva.  A bordo di una jeep verde il Pontefice ha percorso il breve tragitto verso il santuario, dove ad attenderlo era il rettore, don Massimo Muccillo. Accompagnato dall’arcivescovo di Campobasso-Boiano, Giancarlo Bregantini, si è avviato verso la basilica per un momento privato. Nell’atrio ha benedetto alcune croci di legno realizzate da un artista locale, successivamente donate ai disabili presenti all’incontro. All’interno due bimbi gli hanno fatto suonare la campana fusa in ricordo della visita, quindi il Pontefice ha salutato i sacerdoti e la piccola comunità delle Suore del Verbo Incarnato che qui svolgono il loro apostolato. Giunto all’altare maggiore, sormontato da una Pietà seicentesca, vi ha deposto un rosario d’oro, e ha poi sostato in preghiera. Terminata la visita, si è incamminato verso il vicino palco, non dopo essersi intrattenuto con alcuni malati. Quindi — presenti i vescovi dell’Abruzzo e del Molise — ha ascoltato il saluto di monsignor Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, delegato per la pastorale giovanile, e la testimonianza di Sara Messere, 29 anni, di Trivento, che ha parlato a nome di tutti i presenti, elencando ciò che li preoccupa. «Eppure — ha detto — oggi vogliamo donarle la nostra gioia e la gioia che riponiamo in Dio che ci incoraggia con il suo perdono». Perdono, l’altra parola chiave della visita.Al termine dell’incontro il Papa è partito in auto alla volta di Isernia per il primo incontro in programma alla casa circondariale. All’ingresso del carcere è stato accolto dal vescovo di Isernia-Venafro, Camillo Cibotti, con il suo predecessore Salvatore Visco, arcivescovo di Capua, dal prefetto Filippo Piritore, dal sindaco Luigi Brasiello, dal presidente della Provincia Luigi Mazzuto, e dalla direttrice dell’istituto Barbara Lenzini, che lo ha accompagnato, per l’incontro privato, nel cortile dove ad attenderlo erano i cinquantadue detenuti con gli agenti di polizia penitenziaria e alcuni volontari della Caritas. Papa Francesco ha salutato i reclusi uno a uno, abbracciandoli. Qualcuno gli ha sussurrato una parola, qualcun altro gli ha chiesto di benedire un rosario. Quindi il Papa ha benedetto una piccola edicola mariana realizzata dagli stessi detenuti, invitando i presenti a recitare un’Avemaria. Poi, all’interno dell’istituto, ha ricevuto alcuni doni, anche questi realizzati dai carcerati, come il grande murales al quale gli  è stato chiesto di apporre la sua firma. Tornato in cortile, ha ascoltato i saluti. Breve quello della direttrice, che l’ha ringraziato della presenza in un luogo «di sofferenza ma anche di speranza per il futuro». Più corposo quello letto da un detenuto a nome di tutti, con un appello a migliorare le condizioni dei carcerati in Italia e una richiesta di perdono da parte del Papa. Ed eccole di nuovo le parole chiave: perdono e speranza. E su queste il Pontefice ha incentrato la sua riflessione, per la quale ha abbandonato spesso il breve testo scritto per dire ciò che gli suggeriva il cuore. Al termine ha salutato i volontari e gli agenti. Quindi è ripartito in papamobile verso il centro storico di Isernia, accolto dal saluto di due ali di folla festante e dei molti affacciati alle finestre e ai balconi, anche qui come a Campobasso, adornati con bandiere bianco-gialle e coperte colorate. Raggiunta la piazza, accolto dal suono festoso delle campane, il Pontefice ha fatto il suo ingresso in cattedrale, dove ha salutato una settantina di malati. Dopo essersi soffermato dinanzi ad alcune reliquie di san Celestino v,  ha sostato in preghiera all’altare del Santissimo.Il Papa ha quindi benedetto una corona per la Madonna della Pace, venerata nel santuario diocesano di Fragnete, e una statua di san Giovanni evangelista che la diocesi donerà alla cattedrale di Smirne riaperta da poco, «l’unica comunità ancora vivente delle sette chiese del-l’Apocalisse», come ha ricordato il vescovo nel saluto al Pontefice dal palco sul quale si è svolto l’ultimo momento della visita: l’apertura dell’anno giubilare Celestiniano per il quale è prevista l’indulgenza plenaria. Dopo l’ultimo saluto a quanti erano in piazza — tra cui due sue ex studentesse quando insegnava teologia in Argentina — il Papa si è recato alla caserma di vigili del fuoco dove alle 18.35, con quasi un’ora di anticipo sul programma, è ripartito in elicottero per il Vaticano.
Il Pontefice non si è risparmiato in questa lunga giornata, durante la quale ha potuto apprezzare la generosa, entusiastica accoglienza di un intero popolo. Si calcola che tra Campobasso, Castelpetroso e Isernia lo abbiano salutato oltre centocinquantamila persone: la metà della popolazione molisana. Una testimonianza di affetto travolgente che a Papa Francesco non è sfuggita e che ha voluto sottolineare l’indomani, domenica, all’Angelus: «È stata un’accoglienza calda, calorosa: non la dimenticherò mai».
(©L'Osservatore Romano – 7-8 luglio 2014)

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