Tra spunti condivisi e storie raccontate, una in particolare ci ha deliziate. Ci è stata regalata da una signora che già nel corso della serata aveva parlato della sua preoccupazione di nonna per la fortissima divisione attuale dei giochi in “giochi da maschio” e “giochi da femmina”. La nonna in questione era andata a prendere il nipote all’asilo e mentre stavano uscendo, il piccolo – che teneva con sé Filippino, il suo bambolotto, inseparabile compagno di giochi – è stato apostrofato dal nonno di un amichetto con queste parole: “Beh? Ma cosa fai? Giochi con le bambole? Ma cosa sei? Una femminuccia?”.
La grintosissima nonna era già sul piede di guerra, pronta a dare battaglia, ma non ne ha avuto il tempo, perché il bambino ha guardato l’anziano come si guarda una persona che dice parole di cui non afferriamo il senso e ha risposto: “Ma io sono il papi!”.
Un episodio bellissimo, che vogliamo offrire come spunto a quanti cercano con pazienza le parole per spiegare a genitori allarmati che non c’è nessuna teoria del gender da temere, ma solo tanti modi di essere bambine e bambini e, anche in base all’infanzia che si è vissuta, tanti modi di essere genitori. E che un bambino non è predestinato per natura a diventare un padre incapace, ma che anzi, potrebbe trovare maggiore soddisfazione nell’essere “un papi” consapevole, facendosi aiutare in questo non solo dal buon esempio dei genitori, da una nonna attenta e sensibile alla questione, ma anche dal suo inseparabile amico Filippino.
Posted on 11 marzo 2015 at 11:21 am in quinta stagione | RSS feed | Rispondi | Trackback URL