Il paracadutismo o lo pratichi o non sei serio

Da Marcofre

Immaginiamo questo.

Che qualcuno insegni paracadutismo, ma non lo pratichi affatto. Perché non ha tempo, non ne ha bisogno, o per un qualsiasi altro motivo.

Alzi la mano chi tra quanti leggono, si fiderebbero di un insegnante del genere.

Nessuno, lo supponevo.

Adesso immaginiamo qualcosa di differente.

Per esempio, un Sempronio qualunque che scrive ma non legge. Ecco, un tipo con un simile comportamento esiste e si riproduce a macchia d’olio. E non vale affermare che si tratta di due esempi poco pertinenti.

La scrittura è una faccenda seria. Quando si scrive non ci si limita a mettere in fila delle parole più o meno decenti. Si costruisce una visione. Di fatto, si procede a costruire un edificio e questo comporta la scelta dei materiali, il metodo di lavoro, la forma dell’edificio e un mucchio di altri dettagli.

Si insegna, in fondo.

Il termine “Insegnare” deriva, tanto per cambiare, dal latino: vuol dire imprimere dei segni. Dove? Ma nella testa del lettore. E se questi sono brutti… Ah, lo so, conosco l’obiezione:

“Non puoi impedire agli altri di scrivere”.

Perché, lo impedisco?

Cercare (e mostrare) le differenze, significa smascherare. Portare alla luce del sole la realtà delle cose. Ciascuno è libero di continuare a insegnare paracadutismo senza praticarlo mai.
Ma sarà un pessimo esempio.