Whitehaven Beach, Whitsunday Island, QLD, 28 set 2012, ore 13:39, nave Siska all’ancora
Paradiso, idillio, sogno, incanto, eden. Tutte queste parole sono azzeccatissime per l’occasione. La spiaggia di Whitehaven è quasi sicuramente la spiaggia più bella del mondo. E’ la terza location australiana per numero di foto scattate ogni anno, preceduta solo dall’Opera House di Sydney e da Uluru. Decisamente non a tutti i torti.
Quei mattacchioni della nave lo sanno come fare salire l’attesa. Il primo giorno non ti portano nemmeno vicino alla spiaggia sognata. E tu pensi e pensi a quella spiaggia. Il giorno dopo ti scaricano su una spiaggia, ma non è quella per cui hai pagato. E dentro rodi. Quando caspita arriva quella dannata spiaggia? Cammina, ti dicono, quando finisce il sentiero nella foresta sarai arrivato. In marcia, tutti in fila, a passo lungo, in attesa del piccolo pezzo di paradiso tanto atteso. Quel sentiero nel bosco sembra non finire mai. Turisti ovunque, un secco da paura e il sole coperto dai rami. Un passo dopo l’altro. Tanti Danti che sognano Beatrice. Un bivio dopo l’altro ad un certo punto si arriva ad una passerella di legno. Ci siamo, pensi, è quasi arrivata! Poi uno sprazzo improvviso alla tua destra, un lampo di turchino accesissimo ti dà l’ulteriore conferma. La spiaggia del paradiso. Tante lingue di sabbia bianchissima che si attorcigliano con altrettante lingue di mare del blu più puro che si possa immaginare. Il trionfo delle sfumature. La foto che hai visto sul sito non rende minimamente l’idea. E’ lì, ci sei. Pensi a Cook la prima volta che l’ha vista, cosa può avere pensato. Pensi a quanto sia distante casa tua. Pensi se tornarci o meno. Pensi sì, ce l’ho fatta sono in paradiso. Sono arrivato alla tana del lungo serpente azzurro. La maggior parte delle persone arriva a questo punto, scatta una foto ricordo e se ne torna da dove è venuta più contenta di prima. Io mi sono fermato un attimo ad osservare l’industria del turismo al suo massimo splendore. Secondo un cartello presente lungo il sentiero, circa 350 persone passano di lì ogni giorno. Sono 2450 persone la settimana, 9.800 al mese e 117.600 all’anno. Sono un sacco di persone. Tutte rigorosamente in fila, tutte che scattano una foto, sorridono alla guida abbronzatissima che le accompagna e sono felici. Il compito della guida è quello di far sì che il meccanismo non si inceppi. Puoi fare la foto ma non puoi metterci troppo. Ci sono altre persone che devono far morire di invidia gli amici a casa. Tu spostati! Sei nell’inquadratura del mio gruppo! E’ davvero una cosa terribile.
Per preservare la spiaggia nella sua natura incontaminata, il parco nazionale di cui fa parte questo luogo ha coniato un bello slogan: “Take nothing but photos. Leave nothing but footprints”. E’ un bello slogan e devo dire che funziona. Scendendo sulla spiaggia la prima cosa che si percepisce è la qualità della sabbia: sembra farina. E’ fatta di polvere di silicio ed è talmente fine che vola col vento quasi fosse inconsistente. E’ quella classica amica che ti si infila nella macchina fotografica e nel cellulare senza che tu nemmeno te ne accorga. E’ bianca e pura come la neve a Natale. I piedi affondano che è una meraviglia. Il livello del mare è diverso a seconda della sponda. A sinistra è profondo e si dice ci siano anche gli squali. A destra puoi camminarci per decine di metri e hai l’acqua alle ginocchia al massimo. Quest’ultima è calda e trasparente. In alcuni punti ti accorgi della sua presenza solo quando la pesti tanto si mimetizza con la sabbia bianca. La notte, quando nessun piede umano la calpesta, le onde del mare si disegnano sulla sabbia e le danno quella inconfondibile impronta che è propria delle onde. Onde che scolpiscono onde sulla sabbia. Alle 10:30 di mattina quelle onde sono per lo più sgretolate dai piedi che le calpestano. Anche qui è come sopra: turisti. Ad ogni angolo ragazzi in posa e vecchie in gruppo che immortalano il loro passaggio sul candido nulla che forma questo istmo paradisiaco.
Vorrei davvero dire due parole alle diecimila compagnie che offrono tour organizzati qui e alla Canon e alla Nikon. Però, per il momento, io mi metto in coda. Tra poco tocca a me!