Il paragone tra gli ipogei osimani e quelli montegranaresi

Creato il 30 ottobre 2013 da Laperonza

Lo scorso fine settimana io e Dino Gazzani, vice-presidente di Arkeo, ci siamo recati ad Osimo per visionare la loro rete di ipogei e capire come hanno lavorato e come, successivamente, si sono organizzati per renderla fruibile e, quindi, trarre esempio per il nostro lavoro di mappatura del sottosuolo montegranarese. La rete di “grotte” della città di Osimo, almeno quella censita, è lunga circa nove chilometri, quindi presumibilmente più ampia di quella nostrana, ma presenta interessanti similitudini con gli ipogei montegranaresi.

Nonostante la conformazione geologica sia differente (Osimo ha cavità scavate nell’arenaria mentre Montegranaro poggia sull’argilla; ne consegue che gli ipogei osimani siano autoportanti eccetto che per la presenza di sporadici rinforzi in muratura mentre i nostri sono tutti in muratura) i cunicoli, per altezza, estensione, origine ed utilizzo storico possono essere confrontati e paragonati. Sono infatti cavità medioevali scavate prima per il deflusso delle acque reflue e piovane da dentro a fuori le mura e poi, opportunamente allargate, utilizzate come percorsi sotterranei, depositi di cibo (neviere) e nascondigli in caso di pericolo. Anche ad Osimo, inoltre, la gran parte delle cavità appartengono ai privati e stanno risolvendo il problema così come dovremo fare noi.

La fruibilità del percorso sotterraneo al pubblico è limitata a soli trecento metri che, comunque, sono più che sufficienti per avere un’idea dell’insieme della rete e per fornire al visitatore un tour più che soddisfacente. L’investimento è, tutto sommato, piuttosto contenuto: ad Osimo le grotte sono completamente lasciate al naturale eccetto che per l’impianto di illuminazione. La pavimentazione è quella originale in arenaria e, in caso di allagamenti, si cammina su passerelle piuttosto frugali. Il costo del biglietto di ingresso è ben speso ma, sempre pensando al nostro caso, perfettamente esigibile anche per un percorso montegranarese che, ad esempio, metta a disposizione soltanto le cavità di proprietà pubblica che, già di per sé, possono costituire un percorso molto interessante.

C’è quindi da proseguire nel lavoro di mappatura e rilevamento delle nostre grotte, sempre coadiuvati dal Gruppo Speleo del Cai di Fermo. Sappiamo che il lavoro è lungo e meticoloso e richiede tempo ma è nostra intenzione, d’intesa con il nostro consulente Simone Perticarini, di intensificare i sopralluoghi onde poter guadagnare un po’ di tempo. La conclusione, auspichiamo, potrebbe essere la realizzazione di un percorso visitabile dai turisti anche a pagamento.

Luca Craia


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